Mittente Chiabrera Gabriello Destinatario Doria Marc'Antonio
Data 7/2/1622 Tipo data Effettiva
Luogo di partenza Savona Luogo di arrivo Genova
Incipit Io so, che Padre Pinca ha scritto a Vostra Signoria sopra alcuni lavori d'oro, che, tra istorie, e figure sole sono pezzi ventiquattro
Contenuto e note Chiabrera sa che il Padre Pinca ha scritto a Marc'Antonio Doria [nobile genovese, cfr. lettera 272 del 12.7.1615, 'Non ho già altro che dire a Vostra Signoria'] riguardo a ventiquattro opere d'oreficeria che hanno per soggetto "istorie e figure". Chiabrera sa tramite Borzone [Luciano Borzone, pittore genovese] che egli non è deciso né a tenerle, né a lasciarle. Afferma di aver trattato intimamente con pittori sia a Roma, sia a Firenze, sia a Genova, tanto da essere diventato un intenditore d'arte. Afferma che queste opere non hanno la stessa raffinatezza manifestata dal Vinci [Leonardo da Vinci] o dal Buonarruoto [Michelangelo Buonarroti], perché antecedenti, ma per "gentilezza" e "componimento" non si può desiderare un lavoro fatto con maggior maestria. Le teste le rendono degne di qualunque signore, quindi anche di Doria. Una volta che fossero nelle mani di Doria, gli orefici ne farebbero lavori singolari; le "istorie" potrebbero essere usate in un "piè di croce", le "figure" per un reliquiario. Per l'acquisto si richiedono seicento lire, dalle quali potrebbero esserne tolte venticinque: è conveniente, perchè solo il peso dell'oro è valutabile trecento lire. Se Doria vuole, le opere saranno consegnate presso di lui e potrà pagarle quando vorrà. Chiabrera afferma che dopo l'inverno, se le Muse vorranno, comporrà qualcosa per la memoria del signor Ansaldo [l'epitaffio per Ansaldo Cebà, poeta genovese amico di Chiabrera, leggibile nelle 'Opere', Venezia, Geremia, 1757, vol. II pp. 190-191].
Fonte o bibliografia Gabriello Chiabrera, Lettere, a c. di Simona Morando, Firenze, Olschki, 2003, num. 379
Compilatore Agliardi Silvia
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