Mittente Chiabrera Gabriello Destinatario Castello Bernardo
Data 9/4/1595 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Savona Luogo di arrivo [Genova]
Incipit Siccome scrissi a Vostra Signoria io era in obbligo di pagare
Contenuto e note Riferisce di essere indebitato per novecento scudi a causa di "tenerezza d'amore e troppo fidarsi". Di questa somma, trecento li ha messi di tasca sua, quattrocento li ha dati [Giovan Battista] Ferrero, e i restanti duecento sono del Castello, di Cesare [Morando] e Andrea [Rovetti o Spinola]. Per l'avanzo si è rivolto ad Angelo [Grillo] attraverso l''Angelica', che manda a lui perché la recapiti [il componimento non è più allegato alla lettera]. Desidera che il Grillo la doni a qualcuno che con la sua gentilezza possa aiutarlo. Auspica che la persona sia il marchese [Ambrogio] Spinola e ripone le sue speranze nelle mani del Castello: chiede che si rechi di persona a San Giuliano [d'Albaro] e riferisca al Grillo il suo "travaglio" insieme alla composizione. Se non dovesse ottenere niente, l'Angelica potrà essere tenuta dal Castello. Se riuscirà a saldare il debito, presterà fede alla parola data e in patria lo riterranno in grado di affrontare i mutamenti della fortuna. Lui cerca di fare quello che può: dalla poesia non ha mai voluto altro che amore e benevolenza, ma nessuno può controllare la sorte. Non possiede altre lettere di cambio e si scusa se è costretto a servirsi di quello che ha. Se non potrà lodare nessuno, almeno potrà ringraziare gli amici che lo hanno soccorso, compreso il signor Andrea [Rovetti o Spinola].
Fonte o bibliografia Gabriello Chiabrera, Lettere, a c. di Simona Morando, Firenze, Olschki, 2003, num. 67
Compilatore Chiesa Federica
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