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Mittente |
Chiabrera Gabriello |
Destinatario |
Titi Roberto |
Data |
18/3/1595 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Savona |
Luogo di arrivo |
Firenze |
Incipit |
Se Vostra Signoria mi vol costringere a credere |
Contenuto e note |
Ringrazia per le lodi che ha ricevuto e dichiara di aver bisogno di essere stimolato a scrivere per le sue scarse capacità: chiede che si prenda cura dell'infermità che gli ha confidato come farebbe Ippocrate. Non desidera che il Titi si privi del suo Apollonio [Rodio] perchè non desidera veder realizzata la sua richiesta [cfr. lettera del 27.2.1595, 'Hebbi l'Apollonio; e commisi che a Vostra Signoria'] a suo "sconcio", ma ringrazia per l'offerta. Desidera una traduzione "ad verbum" poiché vuole essere sicuro di capire il sentimento espresso dal poeta e leggere in particolare degli amori di Medea, di cui ha sentito parlare molto bene. Ha chiesto "licenza" alle Muse perché, passate le feste pasquali, possa recarsi in Toscana alcuni giorni; se non dovesse riuscirci, manderà degli "scherzi" perché ricevano il giudizio degli amici fiorentini. Non ha composto altro e la "pastorale" [probabilmente si tratta della pastorale 'Gelopea', Mondovì, Henrietto de Rossi, 1604] è stata scritta di fretta. Manda i suoi saluti a [Giulio] Dati, [Jacopo] Corsi e [Ottavio] Rinuccini. |
Fonte o bibliografia |
Gabriello Chiabrera, Lettere, a c. di Simona Morando, Firenze, Olschki, 2003, num. 65 |
Compilatore |
Chiesa Federica |
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