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Mittente |
Cebà Ansaldo |
Destinatario |
Cebà Nicolò |
Data |
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Tipo data |
assente |
Luogo di partenza |
[Genova] |
Luogo di arrivo |
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Incipit |
Ancora che'l mondo |
Contenuto e note |
Ripercorre la sua carriera di letterato, con l'intento di spiegare al nipote Nicolò le sue scelte prima che questi si lasci condizionare dall'opinione che il "mondo" ha delle sue opere. Afferma di aver composto tutte le sue opere con "cognitione di lettere", cercando cioè di mettere a frutto la formazione ricevuta quando era studente a Padova, precisando che, sebbene nessuna sua composizione lo soddisfi pienamente, tutte sono state composte rispettando le regole dettate dagli "intendenti". Dichiara inoltre che le sue poesie liriche sono state stampate con molti errori (molti di questi da lui corretti negli esemplari da lui posseduti), che "peccano" talvolta per "vanità di materia" e che "ecceddono [...] in soprabbondanza di numero"; ritiene inoltre che la 'Reina Ester' [Genova, Giuseppe Pavoni, 1615] sia il suo parto migliore, e che solo i posteri potranno rettamente giudicare il suo valore. Affida infine tutte le altre sue opere, edite e inedite, al nipote, ammonendolo a far stampare solo testi conformi agli originali da lui custoditi. [Dal contenuto si deduce che la lettera sia stata scritta nel biennio 1620-1621]. |
Fonte o bibliografia |
Ansaldo Cebà, Lettere ad Agostino Pallavicino di Stefano, Genova, Giuseppe Pavoni, 1623, pp. 232-235. |
Compilatore |
Navone Matteo |
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