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Mittente |
Chiabrera Gabriello |
Destinatario |
Strozzi Giovan Battista |
Data |
27/7/1610 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Savona |
Luogo di arrivo |
[Firenze] |
Incipit |
Avegna che per corrieri passati si sapesse il nascimento |
Contenuto e note |
Dopo aver ricordato la nascita del Principe [Ferdinando II, cfr. lettera 2-7-1610: “Del mio viaggio e ritorno in patria già diedi a Vostra Signoria notitia”], scrive dell’‘Amedeide’ [Genova, Pavoni, 1620], affermando di non gradire le opere compiute con “tenui labor”, come alcune di cui si contentarono Dante, Ariosto e Tasso, ma di voler affidare la sua fortuna a un poema in grado di meravigliare, compito non realizzabile dalle ballate e dalle canzoni. Dichiara poi di non essere un uomo presuntuoso, ma di notare come in Italia siano apprezzate opere “non inaccessibili” [cioè, presumibilmente, mediocri], vedendo dunque il suo tormento per l’‘Amedeide’ vano. Inoltre, facendo riferimento ad un canto [dell’‘Amedeide’ o forse, più coerentemente, del 'Firenze'] inviato a Strozzi precedentemente, chiede di essere corretto e ammonito sia da Strozzi stesso sia da Alessandro [forse Adimari, forse Sertini]. Aggiunge che presto presenterà al Gran Duca [Cosimo II de' Medici] l’opera intera completata, scritta per la propria soddisfazione e “con tutto il cuore”. Prega infine nuovamente di comunicare lui gli errori trovati nel testo, da leggere in compagnia di amici e di Ciampoli [Giovanni]. Chiedendo di portare i suoi ossequi alle Altezze di Toscana e i suoi saluti a Ciampoli, si congeda. |
Fonte o bibliografia |
Gabriello Chiabrera, Lettere, a. c. di Simona Morando, Firenze, Olschki, 2003, num. 199 |
Compilatore |
Noris Anna |
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