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Mittente |
Chiabrera Gabriello |
Destinatario |
Titi Roberto |
Data |
8/6/1606 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Savona |
Luogo di arrivo |
Bologna |
Incipit |
Io che mi vivo in un angolo del mondo quasi tolto ad ogni compagnia |
Contenuto e note |
Dopo aver salutato il Titi, la cui compagnia dice essere molto apprezzata, conferma di poter fare un’eccezione al suo atteggiamento di non trattare con gli amici, in quanto “quando occorre opportunità, faccio ogni opera volentieri”. Il Titi, infatti, aveva chiesto a Chiabrera di raccomandare un frate [di Firenze che desiderava predicare a Savona], ma egli sottolinea subito come a Savona la selezione dei padri sia curata solo dal Vescovo Monsignor [Pier Francesco Costa] e dal “monisterio della Chiesa Catedrale”, così da evitare ogni genere di discordia. Proprio per questo motivo Chiabrera confessa di non poter “co’ cittadini maneggiar cosa niuna”. Ma, qualora possa essere d’aiuto al Titi, si dichiara pronto ad intervenire. Dice poi di aver composto poco da quando si congedarono, procedendo però con la stesura dell’‘Amedeide’ [Genova, Pavoni, 1620], che spera di finire entro Natale. Prima di congedarsi e dare la sua benedizione, esprime il suo desiderio di mostrare l’‘Amedeide’ ai suoi amici, in primis al Titi, se gli sarà concesso di divulgarla. |
Fonte o bibliografia |
Gabriello Chiabrera, Lettere, a. c. di Simona Morando, Firenze, Olschki, 2003, num. 162 |
Compilatore |
Noris Anna |
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