Mittente Tasso Torquato Destinatario Cataneo Maurizio
Data 28/3/1581 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Ferrara Luogo di arrivo Roma
Incipit Sono due anni passati che Vostra Signoria reverenda, con l'autorità
Contenuto e note Torquato Tasso ricorda a Maurizio Cataneo che sono trascorsi due anni dal suo ritorno a Ferrara, che era stato favorito dall'autorità di "monsignor illustrissimo suo" [il cardinale Giovan Gerolamo Albani, di cui il Cataneo era segretario]: tuttavia, ribadisce di non aver trovato mai nessuno che compiacesse "cosa alcuna di tante" che il Cataneo gli aveva assicurato [il Tasso, come già nella lettera del 24 febbraio 1579, n. 118 dell'edizione Guasti, "Scrissi a Vostra Signoria l'altro giorno, e le diedi avviso", si lamenta della cattiva accoglienza del duca di Ferrara Alfonso II d'Este, nonostante le raccomandazioni del cardinale Albani]. Lo informa, poi, di aver ricevuto la visita del conte Ercole Tassone [Tassoni] "alcuni giorni prima che fornissero i due anni" [cioè il mese precedente, poiché il Tasso era giunto a Ferrara alla fine del febbraio del 1579]: il conte gli ha consegnato una lettera della sorella [Cornelia Tasso; è quella a cui risponde il 4 febbraio del 1581, con la missiva n. 144 dell'edizione Guasti, "La lettera di Vostra Signoria, datami dal signor conte Ercole Tassone"], leggendogliene anche un'altra che il cardinale aveva scritto a lui; a differenza del conte, il Tasso non riceve da tempo alcuna lettera del "monsignor illustrissimo" [l'Albani], ma non per questo ha "perduta la speranza" di una risposta [all'Albani ha scritto la lettera n. 154 dell'edizione Guasti, "Io venni a Ferrara chiamato da l'autorità"]. Desidera che il cardinale, durante le feste pasquali, richieda "qualche grazia" al duca di Ferrara, oppure alla Repubblica di Venezia, dove un tempo era stato "assai grande" e "amorevole" verso di lui [il Tasso ricorda il soggiorno a Bergamo del 1556, in cui, da bambino, fece la conoscenza dell'Albani]: egli potrebbe riuscire ad eliminare almeno gli ostacoli posti alla sua corrispondenza epistolare, attraverso una raccomandazione al "serenissimo principe" [il doge di Venezia Nicolò da Ponte?] o ai "clarissimi signori" [governatori della Repubblica]. Qualora lo preferisse, il cardinale potrebbe rivolgersi anche al duca di Savoia [Carlo Emanuele I di Savoia] o al "serenissimo di Toscana" [il granduca Francesco I de' Medici], due principi che, insieme a tutta la Repubblica veneta, desiderano senz'altro che egli diventi papa. Inoltre, prega il cardinale di intercedere per la concessione dei privilegi [di stampa] "di quelle opere" che il duca di Mantova [Guglielmo Gonzaga] si era offerto di procurargli tramite la "Maestà Cesarea" [l'imperatore Rodolfo II d'Asburgo; si tratta dei dialoghi 'Il Forno overo de la nobiltà', 'De la Dignità', 'Il Messaggiero', e dei discorsi 'Della virtù eroica e della carità' e 'Della virtù femminile e donnesca', che il Tasso desidera stampare con i privilegi dell'imperatore, come richiede direttamente al cardinale nella lettera n. 154]; informa, infine, che attenderà una risposta fino al giovedì di Pasqua. [La lettera presenta alcune varianti nel codice MAB 34, tutto sommato trascurabili; le più evidenti sono relative ai nomi e ai titoli dei referenti menzionati: il "conte Ercole" è designato senza il cognome "Tassone"; al contrario, il cognome del cardinale e del duca di Mantova ("Albano" e "Gonzaga") sono espliciti nel codice e mancano nella stampa. Nel manoscritto, inoltre, la stessa mano che trascrive la lettera la sottoscrive "Di Ferrara, il 28 di"; a matita è stato aggiunto "marzo 1581"].
Fonte o bibliografia Bergamo, Civica Biblioteca 'Angelo Mai', Ms. MAB 34, c. 234v. Le lettere di Torquato Tasso, a cura di C. Guasti, Firenze, Le Monnier, 1852-55, num. 156, II, pp. 114-115.
Compilatore Liguori Marianna
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