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Mittente |
Fontanelli Alfonso |
Destinatario |
Arlotti Ridolfo |
Data |
15/1/1601 |
Tipo data |
congetturale |
Luogo di partenza |
Modena |
Luogo di arrivo |
[Reggio Emilia] |
Incipit |
Ringraziato sia Dio della speranza che ’l male del signor Cardinale non debba esser di pericolo alcuno |
Contenuto e note |
Si rallegra del fatto che il male del cardinale [Alessandro d’Este, il cui segretario era l’Arlotti] “non sia di pericolo alcuno” e confida in una pronta guarigione del corrispondente. Asserisce di aver fatto sapere al conte Giulio Tassone (Tassoni) ciò che l’Arlotti gli aveva scritto a proposito del conte Ippolito [Tassoni Estense, padre di Giulio]: il Tassone gli ha confermato la veridicità della notizia, riportando di alcune voci che narrano di un suo aggravamento. Gli è addirittura giunto avviso che sia morto, ma spera che ciò non sia vero. Aggiunge di non sapere nemmeno che cosa sia avvenuto del cardinal [Alfonso] Gesualdo di Albano [membro della congregazione cardinalizia che aveva esaminato la legittimità dell’investitura papale del ducato di Ferrara su richiesta del duca Alfonso II d’Este; era inoltre zio di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, al quale Alfonso II d'Este aveva fatto sposare in seconde nozze Eleonora d'Este proprio per accattivarsi il favore del cardinale, cfr. Simona Feci, ‘Gesualdo, Alfonso’, in ‘Dizionario Biografico degli Italiani’, 53, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2000, pp. 488-492]. Conferma di aver ricevuto le stanze di [Giovan Battista] Marino difficilmente identificabili, forse si allude già a quelle della “Canzone delle Rosa” incipit: "Hor che d'Europa il Toro", a cui si riferirà nella lettera del 27 luglio 1601, incipit: "Ho la lettera di Vostra Signoria scritta sul partir per Tivoli con la vezzosissima Canzon della rosa"] e di averle trascritte avidamente. Aggiunge che vi sono alcuni “errori di musica”, e promette di prodigarsi per correggerli [si fa riferimento alla pratica di musicare i madrigali mariniani, a cui attendeva il Fontanelli, cfr. Elisabetta Selmi, ?Testimonianze epistolari per questioni di “primato” nella tradizione dell’idillio fra Tasso, Marino e i poeti emiliani', “Studi Tassiani”, 56-58, 2008-2010, p. 375]. Riporta inoltre la diceria secondo cui ai confini del parmigiano sia stato raddoppiato il numero di guardie per paura che il Duca sia morto [si allude forse a Ranuccio I Farnese, duca di Parma, che morirà tuttavia nel 1622]. Infine, annuncia che in casa del marchese [Ippolito] Bentivoglio [al quale Cesare d’Este aveva affidato il comando delle truppe che avrebbe dovuto scontrarsi contro l’esercito papale per risolvere la questione della successione al duca Alfonso II, cfr. Tiziano Ascari, ‘d’Este, Cesare’, in ‘Dizionario biografico degli Italiani’, 24, 1980, pp. 136-140] si stava fabbricando un “appartamento per donne” e prega l’Arlotti di darne notizia alla principessa [si allude forse a Giulia d’Este, figlia di Cesare e nipote di Alessandro] |
Fonte o bibliografia |
Elisabetta Selmi, Testimonianze epistolari per questioni di “primato” nella tradizione dell’idillio fra Tasso, Marino e i poeti emiliani, “Studi Tassiani”, 56-58, 2008-2010, p. 378 |
Compilatore |
Zucchi Enrico |
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