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Mittente |
Guasco Annibale |
Destinatario |
Langosco Orintia |
Data |
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Tipo data |
Assente |
Luogo di partenza |
[Alessandria] |
Luogo di arrivo |
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Incipit |
La servitù, e il parentado nostro con Vostra Signoria e l'affettione |
Contenuto e note |
Guasco scrive a Orintia Langosco [della Motta] per condolersi dello sposo [Giacopo?] a lei mancato; la servitù, il "parentado" [la figlia di Guasco, Lavinia, è infatti moglie del conte Guido Emanuele Langosco] e l'affetto che legano i Guasco alla famiglia Langosco siano testimonianza della condivisione del dolore. Se Dio ha voluto "scompagnarla" presto è perché le ha dato il "valore", il "senno" e la fortezza d'animo necessari ad affrontare questo dolore, potendo ella fare affidamento anche su un padre ed una madre amorevoli [conte Alfonso Langosco della Motta e la moglie, contessa Giovanna Vialardi Langosco della Motta]. Baciando le mani da parte sua, della moglie [Laura Bellone] e dei suoi figliuoli [Francesco, Lavinia, Cesare, Caterina e Veronica] e dicendo che non nomina il conte Guido [Emanuele Langosco] perché è assente in quel momento, si congeda. [Donna Orinzia è la figlia del conte Alfonso Langosco della Motta e della contessa Giovanna, rimasta appunto vedova; risulta che il marito di Orinzia fosse un membro della famiglia Vagnone di Castelvecchio]. |
Fonte o bibliografia |
Annibale Guasco, Lettere, Treviso, G. B. Bertoni, 1603, pp. 104. |
Compilatore |
Conti Laura |
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