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Mittente |
Guasco Annibale |
Destinatario |
Della Rovere [Giulio] |
Data |
1592 |
Tipo data |
Congetturale |
Luogo di partenza |
[Alessandria] |
Luogo di arrivo |
[Roma] |
Incipit |
Se a Vostra Signoria sovverrà la servitù mia verso l'Illustrissima memoria del Cardinal suo Zio |
Contenuto e note |
Guasco scrive all'abate [Giulio] della Rovere in seguito alla notizia della morte dello zio cardinale [Girolamo della Rovere]. Se il destinatario si ricorderà dell'affetto suo e dei suoi figli [Lavinia, Francesco, Cesare, Caterina e Veronica] per il defunto, allora potrà capire il loro dolore; si duole inoltre perché pensava di "vedere à lui in mano le chiavi di San Pietro". Vorrebbe consolare l'abate ma non ne è capace dal momento che non riesce a consolare neanche se stesso. La morte tronca i "più bei rami" che vede fiorire sulla terra e si compiace di presentarli a Dio. Non dubita che, grazie alla sua bontà e alle sue virtù, il nome del cardinale risplenderà per sempre. Guasco ricorda che da quella "Quercia" sono usciti sempre "alti rami", e spera che presto "un verde ramo" di quella pianta potrà salire ad un'altezza tale che i servitori dell'abate e i figliuoli del Guasco possano porre in esso le loro speranze. [Il cardinale Girolamo della Rovere muore a Roma il 26 gennaio del 1592, quindi la lettera è da collocarsi a ridosso di questa data] |
Fonte o bibliografia |
Annibale Guasco, Lettere, Treviso, G. B. Bertoni, 1603, pp. 94-5. |
Compilatore |
Conti Laura |
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