Mittente Gradenigo Giorgio Destinatario Gradenigo Andrea
Data Tipo data Assente
Luogo di partenza Luogo di arrivo
Incipit Procurando tu di ben intender Virgilio per far acquisto non pur della lingua latina
Contenuto e note È una lettera "di discorso", formula con cui Giorgio Gradenigo definisce le sue epistole di maggior impegno stilistico e soprattutto tematico. Nell'esordio l'autore dichiara al figlio Andrea Gradenigo di volergli dare qualche avvertimento intorno ai "precetti" che si possono cogliere da Virgilio e da Omero e che possono rivelarsi "regola e norma" del vivere. Sotto le spoglie di Achille, Ulisse ed Enea, infatti, i due poeti hanno voluto esemplificare azioni di fortezza e di prudenza che sono degne di essere imitate. Non basta, però, secondo Gradenigo la "cognizione" di ciò che è giusto e sbagliato; è invece importante acquisire la capacità di "operare bene", nella quale intervengono anche gli "affetti". L'uomo può ottenere tale capacità quando ha "fatto abito" negli affetti, ossia riesce ad agire con temperanza, senza lasciarsi trasportare da essi. La serie di insegnamenti desumibili da Virgilio e Omero era stata anticipata da una comparazione, lasciata insoluta, intorno alla maggiore o minore utilità degli storici rispetto ai poeti (eroici). [Acquaro Graziosi data la missiva agli anni '80 del Cinquecento. La presente lettera si legge in Bartolomeo Zucchi, 'L'idea del segretario', Venezia, Compagnia Minima, 1600, III, pp. 307-314; Bartolomeo Zucchi, 'L'idea del segretario', Venezia, Compagnia Minima, 1606, III, pp. 313-320].
Fonte o bibliografia Giorgio Gradenigo, Rime e lettere, a cura di Maria Teresa Acquaro Graziosi, Roma, Bonacci Editore, 1990, pp. 133-143.
Compilatore Sacchini Lorenzo
Torna all’elenco dei risultati