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Mittente |
Gradenigo Giorgio |
Destinatario |
Da Ponte Giulia |
Data |
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Tipo data |
Assente |
Luogo di partenza |
Venezia |
Luogo di arrivo |
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Incipit |
Aveva in costume il clarissimo messer Francesco Donato |
Contenuto e note |
Lettera di Giorgio Gradenigo intenta a magnificare gli effetti su di lui e sulla sua vita delle lettere di Da Ponte. Nell'esordio Gradenigo ricorda le lodi che il defunto Francesco Donà ("Donato") riservava all'eloquenza di Marc'Antonio Cornaro. Di qui egli istituisce un parallelo con la lettera di Da Ponte ricevuta il mese scorso. Questa lettera riuscì a liberare Gradenigo dalla febre quartana, di cui aveva sofferto, e lo fece giungere alla "contemplazione del Signor Dio", alla vera felicità, che non appartiene alle cose mondane. Tuttavia, con l'ultima lusinghiera lettera ricevuta da Da Ponte, Gradenigo si sente spinto verso gli "affetti terreni" e l'amor di se stesso. Conclude la lettera celebrando una volta ancora la destinataria, capace di far cambiare in meglio la disposizione d'animo delle persone. [Non è possibile datare la lettera, che comunque venne scritta dopo la morte di Donà, avvenuta il 23 maggio 1553. L'epistola compare in 'Lettere di diversi eccellentissimi huomini', Venezia, Gabriel Giolito de Ferrari, 1559, pp. 450-453; 'Della nuova scielta di lettere di diversi nobilissimi huomini', Venezia, [s.n.], 1574, pp. 481-484; Bartolomeo Zucchi, 'L'idea del segretario', Venezia, Compagnia Minima, 1600, III, pp. 170-172; Bartolomeo Zucchi, 'L'idea del segretario', Venezia, Compagnia Minima, 1606, III, pp. 173-175; 'Lettere del Cinquecento', a cura di Giuseppe Guido Ferrero, Torino, Utet, 1967, pp. 669-672]. |
Fonte o bibliografia |
Giorgio Gradenigo, Rime e lettere, a cura di Maria Teresa Acquaro Graziosi, Roma, Bonacci Editore, 1990, pp. 121-123. |
Compilatore |
Sacchini Lorenzo |
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