Mittente Tasso Torquato Destinatario Manso Giovan Battista
Data 12/11/1592 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Roma Luogo di arrivo Napoli
Incipit Il signor don Scipion Belprato si partì senza avvisarmi
Contenuto e note Torquato Tasso racconta a Giovan Battista Manso che Scipione Belprato è partito [da Roma] in anticipo e senza avvisarlo: se fosse stato in condizione, l'avrebbe volentieri accompagnato, ripercorrendo quella "strada d'Abruzzo" già attraversata in passato, sebbene in condizioni di salute più prospere; questa volta, invece, avrebbe avuto bisogno di "un'altra lettica" [oltre a quella del Belprato, che viaggiava ammalato] e di un cavallo. Augurando al Belprato di rimettersi al più presto, afferma che dovrebbe aver consegnato alcune sue lettere, di cui una indirizzata a Orazio [Feltro], dal quale non ha ancora ricevuto risposta. Con quella sperava di conoscere il parere suo e degli altri a proposito della sua "lite" [quella per il recupero dei beni materni], da considerarsi eterna perché non avendo mai avuto inizio, non potrà vedere fine. Parlando di principi eterni, confessa di desiderare che l'amicizia tra loro sia uno di questi: spera che duri almeno fino alla fine della sua vita, destinata ad essere brevissima a causa delle sue pessime condizioni di salute. Queste sono costellate da un susseguirsi di sempre nuove malattie, che distolgono l'attenzione dalle precedenti, ma non per questo le guariscono: le descrive, nel complesso, facendo riferimento a una citazione di Ippocrate. Individua come male più fastidioso quello che lo ha colpito insistentemente mentre era a Mantova, poi a Roma e infine a Firenze, e al quale ha tentato invano di trovare una soluzione cambiando aria. Nutre, al momento, forte fiducia nei confronti del rimedio offerto dai bagni termali, che si duole di non aver conosciuto prima. Con tutto ciò ha avuto intenzione di spiegare come l'arrivo dell'inverno gli impedisca di spostarsi agevolmente: progetta, dunque, di rimanere a Roma fino a primavera. Prega il destinatario di aiutarlo, come ha fatto finora, anzitutto indicandogli il modo con cui inviare il suo dialogo ['Il Manso, overo de l'Amicizia'], in secondo luogo donandogli il denaro necessario ad acquistare alcuni capi di vestiario in pelle per superare l'inverno, poiché ha subito un furto di trenta scudi. Confessa di sentirsi di nessuna utilità presso i suoi protettori e se ne dispiace, tanto da trovare unico conforto nella speranza che il papa [Clemente VIII, Ippolito Aldobrandini] gli conferisca la grazia. Conclude promettendo al destinatario che la sua virtù e la sua generosità saranno ricambiate con "l'opera medesima" [il dialogo 'Il Manso, overo de l'Amicizia'], sebbene la gratitudine lì mostrata non possa eguagliare la sua cortesia.
Fonte o bibliografia Bergamo, Civica Biblioteca 'Angelo Mai', Cassaforte 6 15 (Codice Falconieri), cc. 147v-148v. Le lettere di Torquato Tasso, a cura di C. Guasti, Firenze, Le Monnier, 1852-55, num. 1422, V, pp. 122-124.
Compilatore Fantacci Michela
Torna all’elenco dei risultati