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Mittente |
Testi Fulvio |
Destinatario |
Strozzi Niccolò |
Data |
8/8/1620 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Modena |
Luogo di arrivo |
Firenze |
Incipit |
Ho ricevuto il Solimano; vostra Signoria con la prestezza de' Suoi favori ha quasi precorso le mie richieste |
Contenuto e note |
Testi scrive all'abate Strozzi di aver ricevuto 'Il Solimano' [di Prospero Bonarelli, Firenze, 1619] che gli aveva richesto [nella lettera del 01/08/1620]. Nel frattempo racconta di aver messo "sossopra il mondo" per riuscire a recuperare una copia delle sue Rime ['Rime di Fulvio Testi all'invittissimo principe Carlo Emanuello duca di Savoia', Modena, Giulian Cassiani, 1617] e, dopo mille peripezie, di essere riuscito ad ottenerla dall'inquisitore. La invierà all'abate attraverso la stessa persona che gli ha recapitato la tragedia. Intanto, allega alla lettera una canzone dedicata al fratello [Costantino Testi]. La canzone ['Al Padre Maestro Constantino Testi mio fratello. Che fallaci sono le speranze della Corte', poi in 'Poesie liriche', Modena, Giuliano Cassiani, 1627] tratta delle vane speranze dei cortigiani, che, secondo la sentenza di Platone [in realtà la frase sembra appartenere ad Aristotele, come riferisce Diogene Laerzio, 'Vite dei filosofi', V, 18] "sunt vigilantium somnia". Testi professa umiltà: è consapevole del basso livello della sua composizione e chiede che i suoi errori siano corretti dall'abate. Chiede inoltre di far parte della sua canzone anche al signor Giobatta [Giovan Battista Strozzi]. Conclude ribadendo di essere un principiante e, quindi, di apprezzare le correzioni. |
Fonte o bibliografia |
Fulvio Testi, Lettere, a cura di Maria Luisa Doglio, Bari, Laterza, 1967, vol. I, p. 16. |
Compilatore |
Ghelfi Laura |
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