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Mittente |
Testi Fulvio |
Destinatario |
Strozzi Niccolò |
Data |
4/1/1620 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Modena |
Luogo di arrivo |
Firenze |
Incipit |
Ha molti giorni che 'l signor Mascardi mi chiese a nome di Vostra Signoria alcuna delle mie composizioni |
Contenuto e note |
Scrive all'abate Niccolò Strozzi, che, molti giorni prima, tramite il signor [Agostino] Mascardi, gli aveva chiesto una delle sue composizioni. Desiderava inviargli qualcosa di nuovo, ma il suo ingegno non ha prodotto nulla, come succede all'agricoltore speranzoso disilluso dalla sterilità del terreno. Metaforicamente, infatti, il Testi afferma che la sua Musa partorisce solo dopo molto tempo, come gli elefanti, e spesso, dopo una lunga gestazione, abortisce. Proprio questo è accaduto alla canzone che aveva progettato di inviare allo Strozzi, il quale, quindi, ne riceverà un'altra, "qualunque ella si sia". L'intenzione è di soddisfare a un comando del suo interlocutore, non di ostentare il suo povero ingegno. Non vuole infatti essere chiamato poeta, ma servitore e si appella alla bontà del giudizio dello Strozzi. Afferma, infine, che i suoi versi sono come "le misture degli alchimisti", che somigliano nel colore ai veri metalli, ma non reggono a esperimenti più rigorosi. Conclude salutando l'interlocutore, con la speranza che gradisca l'offerta del suo servizio. |
Fonte o bibliografia |
Fulvio Testi, Lettere, a cura di Maria Luisa Doglio, Bari, Laterza, 1967, vol. I, pp. 14-15. |
Compilatore |
Ghelfi Laura |
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