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Mittente |
Tasso Torquato |
Destinatario |
Cataneo Maurizio |
Data |
1/1587 |
Tipo data |
congetturale |
Luogo di partenza |
Mantova |
Luogo di arrivo |
Roma |
Incipit |
Ne l'ultima lettera ch'io scrissi a Vostra Signoria |
Contenuto e note |
Torquato Tasso risponde più distesamente di quanto abbia fatto nell'ultima lettera a Maurizio Cataneo [la lettera è la num. 733 dell'edizione Guasti che inizia "A me piace il parer di Vostra Signoria, perché niuna cosa"]. Spiega che sarebbe suo desiderio quello di rimettere mano al poema ['Gerusalemme Liberata'] per accrescerlo e correggerlo, ma che non può farlo a causa di svariati fastidi, primo tra tutti quello della richiesta incessante di nuove composizioni d'occasione, per cui immagina che potrebbe essergli utile la figura di un servitore. Parla, poi, della fortuna di un suo sonetto ['Questo vittorioso e santo Segno', 'Rime', n. 1324], che ha mancato però di avere l'effetto sperato su "messer Febo", e sottolinea la derivazione di alcuni suoi versi da Lucrezio. Conclude accennando a [Giovan Battista] Licino, il quale, volendo, potrebbe aiutarlo nella stampa. Manda i suoi saluti a [Giovan Gerolamo] Albani e al patriarca [di Alessandria, Giovan Battista Albani]. |
Fonte o bibliografia |
Le lettere di Torquato Tasso, a cura di C. Guasti, Firenze, Le Monnier, 1852-55, num. 735, III, pp. 122-123. Delle Lettere Familiari del Sig. Torquato Tasso, Bergamo, Comino Ventura e Compagni, 1588, libro I, c. 31 r/v. |
Compilatore |
Fantacci Michela |
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