Mittente Tasso Torquato Destinatario Gonzaga Scipione
Data 1586 Tipo data congetturale
Luogo di partenza Luogo di arrivo
Incipit Io composi il dialogo de la Nobiltà
Contenuto e note Torquato Tasso ricorda a Scipione Gonzaga, patriarca di Gerusalemme, della prima redazione del dialogo della nobiltà ['Il Forno overo de la nobiltà'], scritta "tumultuariamente" tornando da Torino a Ferrara, in occasione delle nozze della duchessa di Ferrara [Margherita Gonzaga]. Afferma di volerlo ripubblicare ora corretto, in occasione delle nozze di don Cesare d'Este con Virginia de' Medici, poiché tanto l'unione di queste due casate, frutto della "providenza d'Iddio", quanto la casata dei Gonzaga, meritano la lode di un poeta. Permettendo queste nozze Francesco de' Medici [granduca di Toscana] ha saldato il legame con la casata d'Este, affievolitosi dopo le morti di Lucrezia de' Medici [moglie di Alfonso II d'Este], di Barbara d'Austria [d'Asburgo, moglie di Alfonso II d'Este] e di Giovanna d'Austria [d'Asburgo, moglie di Francesco de' Medici]. Ispirato dalla "grandezza" della casata dei Medici e assicurato dall' "umanità di questi principi", Tasso vuole lodare insieme agli Este anche i Medici, non avendo potuto farlo in passato. Ricordando tra Medici le importanti figure di Cosimo [il Vecchio], Lorenzo [il Magnifico], Lorenzo duca [di Urbino], Giuliano duca [di Nemours], Giovanni [delle Bande Nere], il granduca Cosimo I, il suo successore [Francesco de' Medici] con gli "altri illustrissimi fratelli [Ferdinando I de' Medici, Pietro de' Medici], loda le virtù del cardinale Ferdinando I. Illustrando l'opera, afferma con Plutarco che la nobiltà è "una similitudine secondo la vera giustizia", e ricorda anche le teorie del "filosofo" [Platone] riprese poi dal "teologo greco": per cui essendo la nobiltà immagine dell'anima, i migliori rappresentanti ne sono il cardinale d'Este [Luigi], il cardinale de' Medici [Ferdinando I], il cardinale Gonzaga [Federico], Scipione Gonzaga stesso, il "padre generale" [dei Francescani, cardinale Francesco Gonzaga], e Claudio [Angelini]. Illustra come gli uomini perdano la nobiltà, sebbene Dio abbia "fatto l'uomo poco minore degli angeli" [citazione dal Salmo 8, versetto 'minuisti eum paulo minus ab Angelis'], presentando la differenza tra vera e falsa nobiltà. Cita Gregorio di Nazianzo per illustrare i tre generi di nobiltà, e aggiunge di propria mano il quarto tipo, la nobiltà della scrittura. Ricordando un verso di Dante, "O poca nostra nobiltà di sangue!" ['Paradiso', XVI, 1], incita Scipione a fondare la sua gloria non sulla nobiltà di sangue, ma sulle virtù, di natura divina, con cui può compiere opere lodevoli per la Chiesa. Chiedendo a Scipione di accogliere la dedica, sottopone la sua opera sulla "umana Nobiltà" al suo valido giudizio. [Dedicatoria premessa al dialogo 'Il Forno overo de la nobiltà', pubblicato in 'Gioie di Rime e Prose del sig. Torquato Tasso', Quinta Parte, Venezia, ad istanza di Giulio Vasalini Librario in Ferrara, 1586. Nel Codice Falconieri la lettera presenta in calce una nota del copista che informa di aver ricavato dall'originale visionato una postilla autografa di Tasso con cui integra la lettera].
Fonte o bibliografia Le lettere di Torquato Tasso, a cura di C. Guasti, Firenze, Le Monnier, 1852-55, num. 471, II, pp. 496-500. Delle Lettere Familiari del Sig. Torquato Tasso, Bergamo, Comino Ventura e Compagni, 1588, libro II, cc. 72r-74v. Bergamo, Civica Biblioteca 'Angelo Mai', Cassaforte 6 15 (Codice Falconieri), cc. 105r-106r.
Compilatore Olivadese Elisabetta
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