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Mittente |
Colocci Angelo |
Destinatario |
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Data |
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Tipo data |
assente |
Luogo di partenza |
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Luogo di arrivo |
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Incipit |
Ho recevuta una vostra et inteso quanto scrivete di Carpegna |
Contenuto e note |
In una data collocabile tra il 1544 e il settembre 1545, Colocci scrive a un parente e dichiara di aver ricevuto da costui una lettera in cui si parlava di Carpegna [comune oggi in provincia di Pesaro e Urbino]; accenna poi a dei fatti poco chiari che coinvolgono “quello da Marsiano” [identità oscura; Marsciano, se così si vuole leggere il toponimo, è un comune oggi in provincia di Perugia]. Successivamente Colocci biasima l’operato di “Iacomo” [probabilmente Giacomo di Francesco Colocci, figlio di Ippolito cugino di Angelo], tanto curioso degli affari dello zio da trascurare il proprio canonicato. Dopo aver citato Maiolino [Bisaccioni] ed essersi dilungato ancora sulla propria situazione economica, Colocci esplicita che il destinatario della missiva e Giacomo saranno i curatori dei suoi beni dopo la morte. In chiusa di lettera informa di essere in debito di centocinquanta ducati e anticipa al destinatario che verranno imposte decime papali ai vescovadi e ai canonicati. [Degna di essere citata, la seguente dichiarazione di Colocci: “Io pensava che li studii mei, la gloria mia che nasceria dalli studii et lectere fusse l’ultimo riposo mio, e io morirò che non se vederà cosa alcuna de me”] |
Fonte o bibliografia |
Vittorio Fanelli, Ricerche su Angelo Colocci e sulla Roma cinquecentesca, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1979, pp. 15-17. |
Compilatore |
Del Vecchio Maria Irene |
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