Mittente Tasso Torquato Destinatario Tasso Ercole
Data 11/1585 Tipo data congetturale
Luogo di partenza Ferrara Luogo di arrivo Bergamo
Incipit La lettera di Vostra Signoria aspettata molti giorni
Contenuto e note Torquato Tasso comunica ad Ercole Tasso che la sua lettera, aspettata “molti mesi”, non risulta conforme al suo “desiderio”: il cugino rimanda alla “relazione” di [Giovan Battista] Licino, ma il Tasso non la possiede per intero; inoltre, lamenta di non aver ricevuto sostegno né da lui, né da sua madre [Pace de’ Grumelli] e né dalla sua sposa [Lelia Agosti], in occasione delle nozze. Gli spiega di essersi trovato “senza drappi e senza moccichini”, ma anche “senza cuffie”: il Licino gliele ha procurate da una “gentildonna” di Ferrara, ma non è ancora sicuro di volerle accettare. Chiede ad Ercole e a suo fratello Cristoforo [Tasso] di rinnovare “gli uffici” con “monsignor di Reggio” [Giulio Masetti, vescovo di Reggio Emilia; Tasso aveva richiesto ad Ercole di supplicare il vescovo per la sua liberazione, nella lettera del 18 settembre 1585, n. 413 dell’edizione Guasti "Scrivo a Vostra Signoria una lunga lettera"]; spera nella riuscita di uno dei “duo effetti”, soprattutto perché ora è colpito da una nuova “infermità”, che potrà guarire solamente mutando “paese ed aria”. Desidera accontentare il cugino in ciò che scrive sul suo “discorso” [del matrimonio, al n. 414 dell’edizione Guasti, "Io prima intesi c'avevate presa moglie"], sebbene la “distinzione” che egli propone non sia stata mai fatta da nessuno che il Tasso abbia letto; e conclude avvertendolo che ormai non può evitare di guardare al futuro con la consapevolezza delle “cose che son passate”.
Fonte o bibliografia Le lettere di Torquato Tasso, a cura di C. Guasti, Firenze, Le Monnier, 1852-55, num. 438, II, p. 461. Delle Lettere Familiari del Sig. Torquato Tasso, Bergamo, Comino Ventura e Compagni, 1588, libro II, cc. 26v-27r.
Compilatore Liguori Marianna
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