Mittente Tasso Torquato Destinatario Ardizio Curzio
Data 1582 Tipo data congetturale
Luogo di partenza Ferrara Luogo di arrivo Mantova
Incipit L'impresa che Vostra Signoria m'ha mandata perch'io
Contenuto e note Torquato Tasso ha apprezzato molto “l’impresa” che Curzio Ardizio gli ha spedito, composta da due figure di “bellissima vista” e accompagnata da versi di Omero e Virgilio. Egli ha richiesto un suo giudizio, ma Tasso si sente più “discepolo” che maestro, a causa della difficoltà dell’incarico: vi sono rappresentati, infatti, un’aquila e un serpente, due figure dal significato molto complesso e con “diverse proprietà”. Tuttavia, sforzandosi di essere “buon interprete”, oltre che “buon poeta”, ne fornisce un’analisi nel sonetto ['Rime', n. 791, ‘Ardizio, come spesso aquila altera’]. Si rallegra che l’amico abbia scelto “l’aquila per impresa”, un tempo insegna dei “paladini”; ma precisa di non voler fare la parte del serpente e “contendere” con lui, sebbene l’animale nelle Sacre Scritture venga definito “prudente” [Matteo, 10, 16]. Essendo “grande e grosso”, inoltre, non riuscirebbe nemmeno a innalzarsi sotto le ali di un’aquila [l’Ardizio], come fece “il Reatino”; né tantomeno vorrebbe, perché, sentendosi “lontanissimo da l’ingratitudine”, non osa provare a “superare” chi lo ha tanto favorito. Aggiunge un parere anche sul “motto” inserito: sebbene le parole prese “dal medesimo luogo di Virgilio” gli piacciano molto, preferisce la sentenza “Hoc virtutis opus” ['Eneide', X, v. 469], perché più adatta a chiarire il significato del disegno. Infine, richiede la sua benevolenza dichiarandosi “povero d’amici” e porge i saluti a “Sua Altezza” [il duca Guglielmo Gonzaga] e a [Giovan Battista] Cavallara.
Fonte o bibliografia Le lettere di Torquato Tasso, a cura di C. Guasti, Firenze, Le Monnier, 1852-55, num. 201, II, pp. 176-177. Delle Lettere Familiari del Sig. Torquato Tasso, Bergamo, Comino Ventura e Compagni, 1588, libro II, cc. 16r-17r.
Compilatore Liguori Marianna
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