Mittente Tasso Torquato Destinatario Cataneo Maurizio
Data 9/1587 Tipo data congetturale
Luogo di partenza Mantova Luogo di arrivo Roma
Incipit Con l'ultime vostre lettere, o avete voluto tentarmi
Contenuto e note Torquato Tasso scrive a Maurizio Cataneo lamentandosi delle ultime lettere ricevute, in cui egli ha dimostrato di essere "nemico" della sua reputazione. Il Tasso, però, è ancora disposto ad ascoltare il suo consiglio di portare pazienza, in quanto non dettato da "nimicizia"; ma lo prega di non dare importanza alle "false opinioni" di "qualcuno" più che alle sue ragioni. Spiega di non avere "maggiore obligo" al principe di Mantova [Vincenzo Gonzaga] di quello che vent'anni prima portava al cardinale [Luigi] d'Este, che assecondava sempre le sue richieste; allo stesso modo, desidera essere accontentato anche dal principe, in nome delle "calamità" e degli "infortuni" che lo affliggono. Egli vorrebbe farlo alloggiare in un luogo migliore della "..." [stampa lacunosa, probabilmente si deve supplire "prigione"], ma comunque non conforme alla sua "fiera maninconia"; e il Tasso propone di discutere il tutto a Roma, dove desidera incontrare Scipione [Gonzaga]. Ritornando "volentieri" da questo viaggio, riuscirebbe meglio a dimostrare la volontà di "servir Sua Altezza" [il principe]; inoltre, il soggiorno a Roma gli permetterebbe di divenire parte, pienamente, della "milizia" della Chiesa, e di consolidare il legame con il Cataneo. Nel frattempo però, lodando, con una certa ironia, la sua "filosofia" e "teologia", lo prega di non intromettersi tra lui e il principe nel "negozio" [del viaggio], perché solo al Gonzaga spetta questo ruolo. Risponde poi alle accuse fatte alla sue scritture, con consapevole autocritica: lui stesso non considera i suoi ultimi "componimenti" degni di essere stampati in "picciolo volume", e ha un giudizio negativo della sua tragedia ['Re Torrismondo'], come lo stesso Scipione Gonzaga sembra avere, secondo quanto riferisce il Cataneo; ma se il Gonzaga scriverà le sue opinioni, Tasso gli risponderà pubblicando, con rispetto, le sue "ragioni". Confida poi la speranza di stampare le sue "rime" e "prose" con l'aiuto del cardinale Albano [Giovan Gerolamo Albani] e di "risorger" nonostante "mundus est positus in maligno" [1, Giovanni 5, 19]; e lo prega ancora di non impedire il viaggio a Roma, che farà con “povertà”, non avendo ricevuto aiuti dalla “patria” [Bergamo]. Infine, chiede al Cataneo di scrivere a un nome censurato dalla stampa, affinché entrambi mantengano le loro promesse, senza le quali Tasso non può “né venire né stare” [né partire da Mantova né raggiungere Roma]; riconosce di aver fatto molte lamentele con eccessiva disinvoltura e porge i suoi saluti a monsignor [Francesco] Panigarola.
Fonte o bibliografia Le lettere di Torquato Tasso, a cura di C. Guasti, Firenze, Le Monnier, 1852-55, num. 894, III, pp. 256-259. Delle Lettere Familiari del Sig. Torquato Tasso, Bergamo, Comino Ventura e Compagni, 1588, libro I, cc. 99v-102r.
Compilatore Liguori Marianna
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