Mittente Tasso Torquato Destinatario Licino Giovan Battista
Data 12/1587 Tipo data congetturale
Luogo di partenza Roma Luogo di arrivo Bergamo
Incipit Se niuna cosa fu mai fatta ragionevolmente, è stato il mio venire a Roma
Contenuto e note Torquato Tasso scrive a Giovan Battista Licino difendendo la scelta, fatta tanto "ragionevolmente", di essersi recato a Roma, dove spera di rimanere con l'aiuto di amici e parenti. Qui desidera "elegger padrone" liberamente, per non sentirsi "servo" nella città più "comune e libera" di tutte. Ringrazia il cavalier [Girolamo] Solza per averlo raccomandato nel trovare alloggio in casa del patriarca [di Gerusalemme] [Scipione] Gonzaga, che probabilmente diverrà presto cardinale; ma si lamenta di non aver ricevuto lo stesso aiuto dal "signor ...", che avrebbe potuto raccomandarlo al cardinale Albano [Giovan Gerolamo Albani. Nella stampa il nome è censurato, ma forse si tratta di Cristoforo Tasso, a cui ha fatto questa richiesta con la lettera n. 931 dell'edizione Guasti, "Quanto io stimi la grazia de l'illustrissimo signor cardinale Albano"]. Spiega al Licino che tutti i suoi errori sono stati involontari, causati dalla "violenza" di chi lo ha costretto a "vaneggiare"; e di ciò vorrebbe dar conto a "Sua Signoria illustrissima" [il cardinale Giovan Gerolamo Albani], a cui potrebbe scrivere almeno il fratello del "signor ..." [Enea Tasso, fratello di Cristoforo, come si comprende dalla lettera n. 931 citata], che ha lasciato ad altri "l'ultima parte", relativa alla sua salute. Informa il Licino di voler scrivere a Cristoforo [Tasso] e di accettare l'aiuto del Solza, necessario per rimanere in città; inoltre, lo prega di spedire le "robbe" [lasciate a Mantova], anche se non basteranno a pagare i debiti del viaggio, come quello contratto con "il servitore" che lo ha accompagnato. In particolare, prima di Natale desidera riavere le sue tre casse di libri, che gli sono cari "quasi quanto la vita". Spera nel sostegno della "signora" per restare a Roma "più allegramente" [Eleonora de' Medici, duchessa di Mantova, alla quale si è già rivolto con la lettera del 22 novembre 1587, n. 930 dell'edizione Guasti, "Io supplico la signora principessa di Mantova"]: il suo sarebbe un aiuto inaspettato, ma che le "signore sue pari" usano dare.
Fonte o bibliografia Le lettere di Torquato Tasso, a cura di C. Guasti, Firenze, Le Monnier, 1852-55, num. 937, IV, pp. 20-22. Delle Lettere Familiari del Sig. Torquato Tasso, Bergamo, Comino Ventura e Compagni, 1588, libro I, cc. 85r-86r.
Compilatore Liguori Marianna
vai al documento
Torna all’elenco dei risultati