Mittente Benamati Guidubaldo Destinatario Aprosio Angelico
Data 24/9/1629 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Parma Luogo di arrivo Siena
Incipit Il Padre Fra' Pietro Agostino del Mondovì mi ha testificato
Contenuto e note L’Aprosio ha dimostrato stima ed ammirazione verso il Benamati sia scrivendo al padre Pietro Agostino del Mondovì sia direttamente al Benamati comunicando a questi, tra l’altro, d’aver ripetutamente letto i suoi ‘Mondi eterei. Comedia heroica’ (Parma, Viotti, 1628). Anche dopo la morte di Giovan Battista Marino, il Benamati è rimasto grande ammiratore delle virtù del Cavaliere e afferma d’aver avuto con lui onorata amicizia “per lettere”, non essendosi mai i due conosciuti personalmente. Il Marino è stato poi ricordato dal Benamati oltre che nei suoi ‘Mondi eterei’ anche nella sua ‘Vittoria navale’ (allora ancora manoscritta). Quell’amicizia, però, venne messa a repentaglio da un ‘malignastro’ che riportò false voci convincendone il Marino. Ma quest’ultimo, pentitosi poi d’aver dato credito a quelle voci, scrisse del suo ravvedimento al letterato bolognese Raffaello Rabbia. Dell’accaduto restò tuttavia mortificato il Benamati che verso il Cavaliere intiepidì il suo affetto né mai più lo nominò nei suoi scritti, se non quando gli dedicò un sonetto dopo la sua morte (che non riuscirà a pubblicare nella ‘Faretra di Pindo’ del 1628 e apparirà solo nella ‘Selva del Sole’ del 1639). Tommaso Stigliani, poi, ha fatto sì che il Benamati litigasse con il Marino ‘anche da morto’ poiché nell’edizione del 1628 delle ‘Lettere’ mariniane stampate da [Giacomo] Scaglia ne apparve una, indirizzata appunto al ‘Materiale’ (Stigliani) – e probabilmente da questi interpolata - in cui il Marino esprimeva un giudizio di mediocrità sul Benamati. Quest’ultimo, per dimostrare la falsità di quelle parole, asserisce d’aver già scritto una lettera - indirizzata ad un suo amico gentiluomo [Giulio?] Maffetti – destinata ad apparire nel secondo volume delle lettere mariniane da stamparsi presso lo stesso Scaglia. All’Aprosio che gli chiede lumi circa Sissa (Lodovico Bianchi da Sissa) e Vannetti, autori citati nell’‘Occhiale’ stiglianeo come esempi di un concettismo goffo ed infantile, risponde che il primo è un prete di Parma, mediocre sì ma non autore di quanto lo Stigliani gli attribuisce, e che l’altro dovrebbe essere Bernardino Vannetti da Orciano (che è peraltro, secondo il Benamati, “poeta di molto merito”). Per fine il Benamati incarica l’Aprosio di ricevere a suo nome il sig. Volumnio Bandinelli. A margine, invita padre Angelico a leggere la sua ‘Pastorella d’Etna’ (Venezia, 1627). [Uno stralcio della lettera venne più tardi pubblicato da Aprosio nel 'Veratro', parte prima, Venezia, Matteo Leni, 1647, p. 82].
Fonte o bibliografia M. Slawinski, Gli affanni della letteratura nella corrispondenza di Guidubaldo Benamati ad Angelico Aprosio (1629-1652), “Aprosiana”, Nuova Serie, anno X, 2002, pp. 31-33 (lettera I)
Compilatore Giulietti Renato
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