Mittente Achillini Claudio Destinatario Preti Girolamo
Data 4/1625 Tipo data congetturale
Luogo di partenza Luogo di arrivo Roma
Incipit Ho letta la pietosa storia de la morte del Marini
Contenuto e note L'Achillini risponde al Preti di aver pianto con lacrime di vero dolore la morte di Giovan Battista Marino, e ricorda che per lui il Lamberti [Antonio] ebbe parole di grande stima. L'Achillini teme che un sì grande poeta, il "sole" della poesia, sia tramontato per sempre. Riconosce che esso sole fu pur troppo ardimentoso, talvolta scivolando nella lascivia e nell'irriverenza. Tuttavia, nel resto egli fu la penna più sublime e felice che mai conobbe la lingua italiana. A conferma di ciò è il fatto che da Virgilio in poi non ci fu poeta che ricevette più compensi da principi e da re; e se alla fine ne rimase ben poco, ciò fu dovuto unicamente alla generosità del suo animo. Pertanto anche Luigi XIII, nell'auspicato suo viaggio verso Gerusalemme, non potrebbe, se volesse far sosta a Napoli, non piangere il Marino, così come fece Alessandro [Magno] sulla tomba di Achille. L'Achillini è fiducioso che il Marino, avendo deciso in punto di morte di distruggere tutti i suoi manoscritti lascivi e satirici, a Dio piacendo ne riceverà in paradiso ricompensa eterna, poiché nei componimenti sacri sincere sono le prove della sua "contrizione".
Fonte o bibliografia Clizia Carminati, Vita e morte del Cavalier Marino, Bologna, I libri di Emil, 2011, pp. 70-72
Compilatore Oronzo Massimiliano
Torna all’elenco dei risultati