Mittente Preti Girolamo Destinatario Achillini Claudio
Data 2/4/1625 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Roma Luogo di arrivo
Incipit Abbiamo perduto le delizie della poesia
Contenuto e note Il Preti informa l'Achillini che in data 25 marzo (1625) è morto Giovan Battista Marino. Già dal dicembre dell'anno prima il poeta si trovava a letto per certi dolori alle vie urinarie, che lo avevano debilitato in tutto il fisico. In seguito era sopraggiunta una febbre che si fece via via più grave; a ciò si aggiunsero le lesioni provocate dalle siringhe dei medici. Il Preti riferisce che forse questa indisposizione generale era stata aggravata dal fatto che il poeta non aveva mai smesso di studiare. Egli, infatti, versava nel suo letto circondato di libri dei "Santi Padri", con i quali stava portando a compimento un altro volume di "Dicerie sacre"; cosa che lo avrebbe condotto, a parere del Preti, a morire "da santo". Il Preti narra che negli ultimi momenti della sua vita il Marino ha lasciato in eredità la sua ricca biblioteca ai "Padri Teatini", poi ha chiesto i sacramenti e ha infine comandato che, ad eccezione di quelli di argomento sacro, si bruciassero tutti i suoi manoscritti. E per sincerarsi che la sua volontà fosse rispettata, si fece portare vicino il letto quelle carte e diede egli stesso l'ordine di dargli fuoco, nonostante i padri religiosi dicessero che si potevano risparmiare le cose amorose purché oneste. La missiva termina con il Preti che chiede all'Achillini di raccomandarlo al Lamberti [Antonio].
Fonte o bibliografia Clizia Carminati, Vita e morte del Cavalier Marino, Bologna, I libri di Emil, 2011, pp. 67-69
Compilatore Oronzo Massimiliano
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