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Mittente |
Minozzi Pier Francesco |
Destinatario |
[Aprosio] [Angelico] |
Data |
5/8/1635 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Monte San Savino |
Luogo di arrivo |
Genova |
Incipit |
Rispondo con questa all'ultima della Paternità Vostra Molto Reverenda nella quale accusa |
Contenuto e note |
Minozzi s'aspetta dal suo corrispondente, oltre che un giudizio sul sonetto da lui scritto sul doge [Giovan Francesco] Brignole, una copia delle 'Lagrime' [Lagrime d'Anton Giulio Brignole Sale per la morte della signora Emilia Adorni Raggi, Piacenza, 1634], una copia del primo e del secondo volume del sig. Giustiniano [Pier Giuseppe Giustiniani] nonché, se stampata, una copia della tragedia di 'Adone' ['Adone favola tragica boschereccia' di Vincenzo Renieri, Genova, 1635] che gli era stata promessa. Riferisce d'aver mandato al padre [Gabriello] Foschi "un altro sonetto per il sig. Brignole" affinché il Foschi lo spedisca a sua volta all'Aprosio. Ne aspetta ora il giudizio. Minozzi non può servire il suo corrispondente delle lettere amorose richiestegli per esser assai occupato. Segue una puntualizzazione bibliografica, ovvero: "Il Woverio (Johann Wowern) dice a cart. 87 cap. II che le tigri ingravidano di vento". E' un po' che Minozzi non si sente con [Guidubaldo] Benamati e con Paganino [Gaudenzio]: a quest'ultimo però riferirà, incontrandolo in Firenze, ciò che l'Aprosio gli comanda. Apprende ora dall'Aprosio che non tutta la di lui opera è intitolata 'Veratro', ma che essa è composta di tre risposte intitolate rispettivamente 'Sferza poetica', 'Veratro' e 'Batto' (gli pare però che quest'ultimo titolo sia già del Marino o d'altri). Le opere di [Ottavio] Tronsarelli le ha viste in casa del sig. Cosimo Cellesi, nipote dell'auditore di S.A.S., insieme alle 'Rime' di [Francesco] Balducci. Dal Gaudenzio in Pisa gli era stato detto chi fosse l'autore della satira 'Hercules tuam fidem' [Daniel Hensius, Satirae duae, Hercules tuam fidem sive Munsterus Hypobolimaeus], ma non sapeva che una certa grammatica filosofica fosse dello Scioppio [Kaspar Schoppe, Grammatica philosophica]. Vuol sapere nuove del sig. [Pier Francesco] Guano, del sig. Giustiniano, del sig. Giovan Vincenzo Imperiale e di "quel [Bernardo] Morando" e d'altri eventuali letterati d'una certa rinomanza lì in Genova. L'anno precedente aveva mandato al padre reggente [di Siena] perché li inviasse all'Aprosio due sonetti: uno di Claudio Tolomei, l'altro del "sig. Cavaliere" ambedue con sue risposte. Non può mandargli un suo discorso, ma sì un'ode e tre sonetti, composti in Pisa, da mostrare anche al sig. Brignole. Chiude, a margine, dicendo d'aver lui stesso assistito a Pisa allo svernimento della principessa di Piombino [Isabella Appiano] e d'averne fatto un sonetto ad istanza del pistoiese Fabio Baldinotti. |
Fonte o bibliografia |
Genova, Biblioteca Universitaria, ms. E.VI.3, Minozzi Pier Francesco |
Compilatore |
Giulietti Renato |
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