Mittente Quattromani Sertorio Destinatario d'Amico Francesco Antonio
Data 16/11/1601 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Cosenza Luogo di arrivo Casole
Incipit Il Signor Francesco Passalacqua è tornato da Catanzaro
Contenuto e note Francesco Passalacqua è ritornato da Catanzaro [a Cosenza] già da "mille anni", Francesco Barone "minaccia di voler navigare oltre le Molucche" mentre Francesco Antonio d'Amico non accenna né a ritornare [a Cosenza] né a scrivere. Per questo il Quattromani lo rimprovera sarcasticamente e lo invita a rimediare alle sue mancanze. Per generare un po' di invidia nell'interlocutore elenca tutto ciò che di buono avviene a Cosenza. Fabrizio Celsi dà ogni giorno ricevimenti "con apparecchi reali". Lo stesso fa Iacopo di Gaeta, che pasce tanto gli intelletti dei suoi invitati "con ragionamenti divini", quanto i loro corpi con "merenduole tutte condite di miele, et di zucchero". Mario di Ponzo riceve in casa propria "il fiore di Italia" tra cui Giulio [Cavalcanti] e Vincenzo [Bombini]. "Il Signor compar Cosimo [Morelli] ha fatte nuove composizioni in lode della Signora Donna Dianora [di Tarsia, altrove chiamata Diana]". Potrebbe andare avanti ad elencare avvenimenti ma non vuole che il d'Amico abbia "a morir d'Invidia" e la signora Fulvia [moglie del d'Amico] a dolersi di lui. Il Berino [ricordato anche in una successiva lettera del Quattromani a Francesco Antonio d'Amico come "giovanetto di prima barba"; cfr. 'Lettere di Sertorio Quattromani gentil'huomo e academico cosentino', a cura di Francesco Antonio Rossi, Napoli, Per Lazzaro Scoriggio, 1624, pp. 106-107] ha posticipato la sua partenza a metà febbraio, mentre il d'Amico non partirebbe da Casole [Casole d' Elsa in provincia di Siena] neppure se il sultano gli promettesse la città del Cairo: egli può restarci finché desidera, il Quattromani stringerà amicizia con [Francesco] Sambiasi e con [Francesco] Barone e insieme lo bandiranno dalla loro memoria e faranno come se fosse partito per la Cina con "Padre Ruggiero" [Michele Ruggieri, gesuita missionario in Cina], per ritornarvi solo nel giorno del giudizio. Padre Pietro [probabilmente un frate del convento di San Francesco, a Cosenza] ha iniziato a predicare, e con le sue parole innalza gli uditori fino al cielo, mente il d'Amico rimane, metaforicamente, a terra come "gli altri Cecchi" [si tratta di Giuseppe Cecchi, editore del Quattromani in due occasioni: 'La filosofia di Bernardino Telesio', 1589; 'Al Ilustre S. Gioan Maria Bernaudo', in 'Le Rime del sig. Gio. Batt. Ardoino in morte della signora Isabella Quattromani sua moglie', 1590; e dei suoi due fratelli]. Sertorio termina con una ironica minaccia a Francesco Antonio d'Amico: se non giungerà presto a Cosenza si recheranno lui e i suoi amici a Casole, getteranno in disordine la sua dispensa, le sue scritture e ogni suo arnese, e metteranno a repentaglio la sua stessa vita.
Fonte o bibliografia Lettere di Sertorio Quattromani gentil'huomo e accademico cosentino divise in due libri e la tradottione del Quarto dell'Eneide di Virgilio del medesimo autore, a cura di Francesco Antonio Rossi, Napoli, Per Lazzaro Scoriggio, 1624, pp. 102-104
Compilatore Rossini Francesco
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