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Mittente |
Imperiale (Imperiali) Giovan Vincenzo |
Destinatario |
Lomellini Giovan Battista |
Data |
15/8/1635 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Bologna |
Luogo di arrivo |
Roma |
Incipit |
È parte di fortezza il tolerare quei danni |
Contenuto e note |
Scrive a Giovan Battista Lomellini [tesoriere di papa Urbano VIII] per lamentare gli effetti negativi dell’esilio sulla sua reputazione di letterato e di politico. Pur senza condividere la decisione del Senato genovese, dichiara di essere grato alla sua patria, precisando di avere esercitato la funzione pubblica sempre nell’interesse collettivo e mai per fini personali. Sostiene che il delitto non sia stato commesso o, in caso contrario, ritiene che sia accaduto a sua insaputa. Richiede la protezione di Lomellini, che in virtù di un legame di parentela, è tenuto a sostenere la sua reputazione. Chiarisce l’intenzione di discolpare se stesso, non di accusare altri. Non richiede di essere esonerato dall’esilio, ma vuole che sia riconosciuta la sua innocenza e che si sappia la verità. Accetta la sentenza del Senato e torna a ribadire le virtù morali esibite lungo tutto l’arco della sua vita. Ciò che più gli preme è che i posteri, se non l’epoca presente, possano conservare memoria della sua innocenza e della sua dignità morale, scalfita dall’invidia dei suoi accusatori. |
Fonte o bibliografia |
Renato Martinoni, Gian Vincenzo Imperiale politico, letterato e collezionista genovese del Seicento, Padova, Antenore, 1983, pp. 138-141 |
Compilatore |
Beltrami Luca |
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