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Mittente |
Imperiale (Imperiali) Giovan Vincenzo |
Destinatario |
Senato di Genova |
Data |
6/1635 |
Tipo data |
congetturale |
Luogo di partenza |
[Genova] |
Luogo di arrivo |
[Genova] |
Incipit |
Che la mia calonnia s'armi contro la virtù |
Contenuto e note |
Si difende dall’accusa di essere il mandante dell’omicidio di un certo Carlo Muzio napoletano, negando la presunta morte della vittima e insistendo sulla precarietà della propria salute. Cerca quindi di sconfessare le accuse del medico Martelli, che dice di averlo visto in compagnia di alcuni “ladroncelli”, e protesta per aver ricevuto l’accusa di “discolo”. Rivendica la sua innocenza e non chiede l’assoluzione dalla pena dell’esilio, bensì una proroga sulla partenza. Accetta la sentenza dei giudici, anche se hanno prestato fede alle parole degli invidiosi. Ricorda però i suoi trascorsi nel magistrato della Repubblica, i numerosi incarichi politici e la sua condotta esemplare. Lamenta la perdita della patria e della reputazione, avvenuta senza colpa alcuna. Dimostra tuttavia ossequio nei confronti delle istituzioni genovesi. |
Fonte o bibliografia |
Renato Martinoni, Gian Vincenzo Imperiale politico, letterato e collezionista genovese del Seicento, Padova, Antenore, 1983, pp. 136-138 |
Compilatore |
Beltrami Luca |
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