Mittente Quattromani Sertorio Destinatario Bernaudo Giovanni Maria
Data 2/7/1589 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Napoli Luogo di arrivo Cosenza
Incipit Ho ragionato col nostro Signor Ambrogio, e gli ho
Contenuto e note Quattromani scrive a Giovanni Maria Bernaudo di aver detto al Signor Ambrogio [Ambrogio Vitale, dotto milanese ricordato in un'altra lettera di Sertorio sempre al Bernaudo del 17 novembre 1588] di aver fatto torto ad alcuni letterati dell'Accademia cosentina non ponendoli nelle sue "ottave" [l'opera del Vitale ricordata nell'altra lettera]. Vitale ha rimediato all'errore inserendo i loro nomi in una sua canzone, tra i versi della quale Quattromani ne segnala uno: "E il Sergio ch'a Galeno il pregio invola". Sertorio scrive di aver detto al Vitale che "la voce Galeno fa bassezza" e che il Petrarca sostituì quello stesso nome con una perifrasi che indicava la sua patria, e lo stesso fece col nome di Ippocrate quando scrisse "Un di Pergamo il siegue" ['Triumphus Famae', III, 70]. Aggiunge che a discolpare Ambrogio non vale il riferimento al verso di Dante che dice "Hippocrate, Avicenna, e Galieno" ['Inferno', IV, 143] perché Dante "non hebbe orecchio per così fatti numeri". Su suggerimento del Quattromani il Vitale ha mutato il verso in "E il Sergio, ch'ad Apollo il pregio invola", ma Sertorio dice di averlo corretto nuovamente perché non risultasse ambiguo. Ambrogio ha dunque mutato definitivamente il verso in "E il Sergio, ch'ad Asclepio il pregio invola". Quattromani scrive al suo interlocutore di avere ancora qualche riserva sulla scelta del nome "Asclepio" al posto di "Esculapio" che suonerebbe cacofonica, ma dice di non osare correggere il testo di Ambrogio per l'ennesima volta. Si complimenta poi col Bernaudo per le correzioni che ha fatto al sonetto del Signor N. [?] che lo hanno reso "vaghissimo", e lo invita a fare lo stesso anche con qualche altro componimento. In chiusura rinnova la sua stima e il suo affetto per l'amico.
Fonte o bibliografia Lettere di Sertorio Quattromani gentil'huomo e academico cosentino divise in due libri e la tradottione del Quarto dell'Eneide di Virgilio del medesimo autore, a cura di Francesco Antonio Rossi, Napoli, Per Lazzaro Scoriggio, 1624, pp. 143-145.
Compilatore Premi Nicolò
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