Mittente Lampugnani Agostino Destinatario Aprosio Angelico
Data 1/7/1647 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Pavia Luogo di arrivo Piacenza
Incipit Alcune settimane sono scrissi a Venetia
Contenuto e note Qualche settimana prima aveva scritto ad “amico” [forse Pietro Vandini] in S. Giorgio [Maggiore] di Venezia, che si recasse a trovare Aprosio per chiederne nuove. Mentre ancora ne attendeva la risposta, ecco che gli giunge lettera dal Ventimiglia, “in tempo e da luogo [Piacenza] il più opportuno”. Aprosio deve infatti sapere che Lampugnani ha pronti da pubblicare e la 'Vita di santa Radegonda' [poi a stampa come 'Della vita di s. Radegonda che di gran regina si fece monaca di san Benedetto', Milano, Monza, 1649], e la 'Carrozza da nolo' [poi prima ed. Bologna, Zenero, 1648]. Mentre per quest’ultima già da un anno ha ottenuto “licenza da’ spagnuoli in Milano di stamparla”, non così per la 'Vita di santa Radegonda', perché fu regina di Francia [l’episodio sembrerebbe velatamente evocato da Lampugnani anche nella 'Carrozza da nolo', nell’ed. Milano, Monza, 1648, a p. 73, e ivi commentato alle pp. 74-75; un’ulteriore sua ripresa pare poter essere riscontrata anche nella 'Carrozza di ritorno', Milano, Monza, 1650, a p. 79]. Non potendo dunque farla uscire a Milano, Lampugnani si era rivolto al “signor Morandi” [Bernardo Morando] per farla mettere in stampa [a Piacenza]. Ma, non avendo modo di recarsi sul posto per seguire “questo affare”, esso faticava ad andare in porto. “Ecco hora il tutto superato”: se infatti Aprosio si vorrà “portare dal signor Morandi, dopo che havrà lette queste [sue] debolezze, egli [sarà] ottimo per conchiudere questo negotio” con pieno vantaggio di Lampugnani. Questo il piano: a Milano l’opera “sarà accetta da un libraro detto Francesco Mognaga, [che] scriverà all’Ardizzone [Giovanni Antonio Ardizzoni] lo stampatore e concorrerà di spesa e di sollievo”. Ciò consentirà una circolazione del testo non minore di quella che hanno avuto le altre opere di Lampugnani. Egli poi, avviata che sia l’edizione, farà in modo di raggiungere [Piacenza] “per il tutto compire”. Vorrebbe che entrambe queste sue opere fossero stampate “in dodeci di carattere”, come anche concordano i suoi interlocutori. A Milano ha fatto [incidere] l’immagine della santa, e ne conserva la matrice in rame. Se [a Piacenza] sarà disponibile un torchio adatto, la manderà [per fare eseguire la tiratura], altrimenti ha la possibilità di farla fare a Milano. Il latore della presente è stato suo discepolo: egli avrà cura di tenerlo informato e di garantirgli il flusso della corrispondenza [da Piacenza]. In S. Sisto [di Piacenza] è [abate] il “padre don Vincenzo Sguardi” [sic, per Sgualdi], autore della 'Republica di Lesbo [overo della ragione di stato in un dominio aristocratico', prima ed. Bologna, Tebaldini, 1640] e del Catone ['L’Uticense aristocratico o sia vita di M. Catone', prima ed. Bologna, erede del Benacci, 1645], nonché conaccademico di Aprosio e di Lampugnani [tra gli Incogniti di Venezia]: gli scrive per chiedergli l’autorizzazione di trasferirsi per qualche tempo in tale abbazia. Insieme a questa lettera manda ad Aprosio [ma non sono più allegati] anche i manoscritti della 'Vita di santa Radegonda' e della 'Carrozza da nolo': li sottomette al giudizio del suo interlocutore. Se si riuscirà a realizzare “questa stampa”, proseguirà con i 'Diporti academici' [poi editi come 'Diporti academici avuti in diverse academie', Milano, Monza, 1653] “et altro a stampare”. Ha poi sentito “che in Venetia è uscito il Teatro, come si domanda, de gl’Academici” ['Le glorie de gli Incogniti o vero gli huomini illustri dell’Accademia de’ signori Incogniti', Venezia, Valvasense, 1647; nello stesso periodo, tuttavia, appariva anche, di Girolamo Ghilini, la seconda ed. del 'Theatro d’huomini letterati', Venezia, Guerigli, 1647, il che forse giustifica l’incerta citazione di Lampugnani], e immagina d’esservi contemplato anch’egli [ne 'Le glorie de gli Incogniti', alle pp. 10-13]; ancora però non ha visto il volume. Si scusa per il tanto disturbo che va creando al Ventimiglia, dicendosi tuttavia convinto che, se il Signore lo ha fatto giungere a Piacenza, è proprio per “haver[lo] a sollevare”.
Fonte o bibliografia Genova, Biblioteca Universitaria, ms. E.IV.16, nr. 53
Compilatore Ceriotti Luca
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