Mittente Lampugnani Agostino Destinatario Aprosio Angelico
Data 29/4/1642 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Bologna Luogo di arrivo Venezia
Incipit Ricevo la gratissima carta di Vostra Paternità Molto Reverenda
Contenuto e note Accusa ricevuta della “gratissima carta” con cui Aprosio gli dava avviso che il suo romanzo ['Il Celidoro', prima ed. Venezia, Oddoni, 1642] sarebbe stato consegnato al revisore della censura. Vorrebbe che andasse presto in stampa, perché, essendo imminente a Venezia, in S. Giorgio [Maggiore], la celebrazione del capitolo generale [della congregazione cassinese, convocato a partire dal 10 maggio 1642], potrebbe approfittare del ritorno alle proprie abbazie dei padri che vi partecipano per inviare copie dell’opera “a gl’amici”. Quanto al suo “trattato d’amore”, apprezza il suggerimento aprosiano di intitolarlo 'Squittinio d’amore' [consiglio poi effettivamente recepito anche in occasione della stampa di ciò che è appunto lo 'Squittinio d’amore. Opera academica', Bologna, Tebaldini, 1643] e di dedicarlo a [Giovan Francesco] Loredano. Farà la dedicatoria e la manderà. Ma potrebbe anche risolversi a recarsi egli stesso a Venezia, per cercare soprattutto di giungere alla stampa della “seconda parte de gli 'Strali'” [ossia gli 'Stimoli all’anima fedele per infervorarla alla divotione del Santissimo Sagramento dell’altare, destinati a rimanere inediti, intesi dall’autore come prosecuzione dei Sette strali d’amore vibrati da Giesù Christo in Croce all’anima fedele', Bologna, Ferroni, 1640]. Il conte [Andrea Barbazza] è tornato da Venezia. Con lui, sabato, durante la riunione dell’Accademia [degli Indomiti di Bologna], si è parlato molto di Aprosio. Il conte ne è “gustatissimo in tutto e per tutto”, ed ha voglia di tornare presto a Venezia. Gli ha pure detto che Aprosio “gli haveva fatto vedere un gran volume” da lui stesso composto [tuttavia, in accordo con quanto lo stesso Aprosio rammenta nella 'Biblioteca aprosiana', Bologna, Manolessi, 1673, pp. 157-158, potrebbe trattarsi, più che di un’opera del Ventimiglia, di una da lui curata, e cioè di (Agostino Paoletti), 'Discorsi predicabili del molto reverendo signor Gostantio Talpiteo da Contilmano sopra le domeniche e feste dell’Avvento fino a Quaresima, publicati da Scipio Glareano', Venezia, Combi, 1642]; ma anche che, per mancanza di tempo, non gli fu possibile “gustare il midollo di esso”. Quando avrà occasione di incontrarlo ancora, Lampugnani gli comunicherà l’avviso che Aprosio chiede gli sia recapitato. Intanto raccomanda il proprio romanzo “intorno alla revisione della stampa”. Vorrebbe averne cinquanta copie. A questo proposito, Aprosio può dire allo stampatore [Guglielmo Oddoni] che Lampugnani gli darà anche la commissione di stampare il libro dei suoi “discorsi academici” [poi editi altrove come 'Diporti academici avuti in diverse academie', Milano, Monza, 1653], ma che vuole garanzia che, del romanzo, gli siano consegnate appunto cinquanta copie. Si professa eterno debitore della cortesia di Aprosio. Poi prega ancora, in poscritto, di informare il tipografo che, se il romanzo sarà pronto prima della fine del capitolo [generale della congregazione cassinese], vi saranno molti padri, tra coloro che vi partecipano, disposti ad acquistarne parecchie copie.
Fonte o bibliografia Genova, Biblioteca Universitaria, ms. E.IV.16, nr. 21
Compilatore Ceriotti Luca
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