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Mittente |
Dovizi, detto il Bibbiena Bernardo |
Destinatario |
de' Medici Piero |
Data |
15/2/1494 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Napoli |
Luogo di arrivo |
Firenze |
Incipit |
Lo imbasciatore, secondo mi dice, vi ha scripto per la alligata |
Contenuto e note |
Dalla lettera allegata dell’ambasciatore Piero de’ Medici apprenderà di come la notizia del trattamento degli ambasciatori fiorentini in Francia [licenziati da Carlo VIII] non abbia colpito più di tanto il re [Alfonso II] e "don Federigo" [Federico d’Aragona, secondogenito di Ferdinando I]. Mandato dal "cardinale di Napoli" [Oliviero Carafa] è giunto "Antonino figlolo" con la richiesta da parte del papa [Alessandro VI] a Alfonso II di dare al "duca di Candia" [Giovanni Borgia] uno stato come ha fatto con "Geffrè" [Goffredo Borgia]; ma del papa, che offre in cambio un’alleanza, il re di Napoli non si fida affatto. A Piero de' Medici viene mandata copia della lettera inviata a Milano al "Signor Ludovico" [Ludovico Sforza, il Moro] e si riferisce di un consulto privato tra il re e Bibbiena su come procedere nei confronti del Moro. Alfonso si dice determinato a riportare a casa la figlia [Isabella d’Aragona, sposa di Gian Galeazzo Sforza] per diverse ragioni, tra cui l’essergli stato riferito che il Moro lo accusa di aver tramato contro di lui in Francia attraverso un tale "Giovanbatista" e gli ambasciatori inviati per trattare le nozze della figlia di "don Federigo" [il re aveva mandato in Francia Camillo Pandone a trattare le nozze di Carlotta, figlia di Federico d’Aragona, suo fratello, con il re di Scozia]. Alfonso II e gli uomini della corte napoletana, come Giovanni Pontano e il "duca di Calabria" [Ferdinando d’Aragona, erede di Alfonso II], sottovalutano, a detta di Bibbiena, la portata delle "cose franzesi" [l’invasione del Regno che Carlo VIII sta preparando], confidando all’eccesso nel supporto di Piero de’ Medici. Bisogna dunque spronarli ad agire, nonostante abbiano fatte le "condocte tucte che si praticavano del conte" [Niccolò Orsini, conte di Pitigliano] e di Giulio Orsini. Il Pontano secondo Bibbiena "è buono phylosopho e basta". Marino Brancacci ha riferito al duca di Calabria delle straordinarie doti di corridore di "Garzerano" e ora il duca chiede che sia mandato da Firenze per poter competere con lui. Il re ha di nuovo domandato a Bibbiena delle questioni riguardanti il "Signore di Piombino" [Jacopo Appiano]. La lettera è datata al 1493, more fiorentino. |
Fonte o bibliografia |
Giuseppe Lorenzo Moncallero, Epistolario di Bernardo Dovizi da Bibbiena, vol. I (1490-1513), Firenze, Olschki, 1955, pp. 40-46 |
Compilatore |
Marini Paolo |
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