Mittente Dovizi, detto il Bibbiena Bernardo Destinatario de' Medici Piero
Data 10/2/1494 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Napoli Luogo di arrivo Firenze
Incipit Io scripsi da Roma alla Magnificentia Vostra el discorso fece meco
Contenuto e note Bibbiena ha scritto a Piero de’ Medici [cfr. lettera del 4 febbraio 1494] per informarlo del colloquio col "Signor Virginio" [Orsini]; ora gli scrive per comunicargli la straordinaria accoglienza ricevuta dal "re" [Alfonso II] al suo arrivo a Napoli, per tramite di un comitato di notabili guidati dal "Conte di Matalona" [Giovanni Tommaso Carafa, II conte di Maddaloni]. Il giorno dopo il re lo fa convocare da "Giannello suo" [Giannello de’ Conti] e lo riceve, alla presenza del duca di Calabria [Ferdinando d’Aragona, primogenito di Alfonso II] e di Giovanni Pontano, nella camera in cui era morto Ferdinando I. Il re ribadisce la propria profonda amicizia nei confronti di Piero (considerato come un fratello) estesa alla famiglia Medici sin dai tempi di Cosimo il Vecchio e di Lorenzo il Magnifico. Visto che "Dionigi" [Pucci] non risponde, è lo stesso Bibbiena a prendere la parola. Ringrazia Alfonso II per le parole di affetto nei confronti della famiglia medicea e gli testimonia la volontà di Piero de’ Medici di essere considerato come un servitore del Regno. Il re chiede notizie sulle condizioni di salute di Piero e del figlio Lorenzino [Lorenzo de’ Medici, futuro duca d’Urbino], di "Clarice" [Clarice de’ Medici, figlia di Piero], del "Cardinale" [Giovanni de’ Medici], di "Giuliano" [de’ Medici] e di "Alphonsina" [Alfonsina Orsini, moglie di Piero de’ Medici]. Vengono mostrate al Bibbiena lettere degli oratori napoletani a Venezia e a Milano: il Doge si dice pronto a ostacolare l’"impresa" [di Carlo VIII], mentre il "Signor Ludovico" [Ludovico Sforza, il Moro] esprime le sue condoglianze invitando il nuovo re a comportarsi nel modo corretto con la "vidua regina" [Isabella di Chiaromonte] e col papa [Alessandro VI]. Al termine del colloquio il re chiede a Bibbiena che lo raccomandi personalmente a Piero de’ Medici. Bibbiena ritiene Alfonso II persona affidabile, confermando in proposito le rassicurazioni di Virginio Orsini. La regina vedova è disperata: solo il re, il "duca" [Ferdinando d’Aragona, duca di Calabria] e "Don Federigo" [Federico d’Aragona, secondogenito di Ferdinando I] hanno potuto vederla. A corte sono presenti anche "Agricola" [Alexander Agricola, cantore] e "Verbonetto" [cantore]. La lettera è datata al 1493, more fiorentino.
Fonte o bibliografia Giuseppe Lorenzo Moncallero, Epistolario di Bernardo Dovizi da Bibbiena, vol. I (1490-1513), Firenze, Olschki, 1955, pp. 35-40
Compilatore Marini Paolo
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