Mittente Erizzo Sebastiano Destinatario Ercoliani [Herculiani] Camilla
Data 18/2/1584 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Venezia Luogo di arrivo
Incipit Mentre ch’io attendeva la risposta
Contenuto e note Nella seconda lettera alla Ercoliani [Herculiani], il poligrafo dà notizia di aver ricevuta una risposta della donna in cui probabilmente ella aveva scritto che preferiva non comunicargli le sue considerazioni sulle opere platoniche tradotte dall'Erizzo. Quella, però, da parte sua, deve avergli chiesto un'opinione più puntuale sulle sue Lettere di filosofia naturale e a questo punto l'autore espone le sue obiezioni e i suoi dubbi circa alcuni passaggi. La prima accusa mossa a Camilla consiste nel fatto che lei sostiene che la donna debba solamente occuparsi della prosecuzione della specie. Sebastiano ribatte che proprio nel Genesi si sottolinea l'uguaglianza della donna e dell'uomo di fronte a Dio e cita anche Crisostomo. Allo stesso modo la donna non è dispensata dalla lettura delle Sacre Scritture. Infine, come ultima auctoritas utilizzata, Erizzo si serve di Platone per riaffermare l'uguaglianza tra i due sessi. Dopo aver offerto una panoramica di esempi culturalmente alti, l'autore porta anche testimonianze tratte dalla vita quotidiana, dove è facile incontrare donne che lavorano, ma questo accade soprattutto tra i popoli settentrionali, sottolinea il veneziano. L'ultimo punto che Erizzo sente di doverle contestare è il passaggio in cui la Ercoliani afferma che siccome le donne vengono considerate delle dee dagli uomini, questi ultimi non hanno l'ardire di obbligarle alle leggi. Il veneziano le ricorda che entrambi i sessi sono soggetti alla legge divina, nessuno escluso. La Ercoliani, inoltre, aveva affermato che le donne tornerebbero sotto la tutela del maschio se questi lasciasse loro parte dei beni, cosa che non succede in Oriente, come testimonia Sebastiano, e reputa quest'ultima una buona abitudine levantina, che permette a coloro che subiscono il ripudio ad avere almeno una somma di denaro per sopravvivere. Questo passo era molto piaciuto allo scrittore veneziano, sensibile com'era al problema delle "mal maritate". Conclude galantemente dicendo che la sua parte preferita era quella in cui si parlava del bacio delle donne, perché per lui è il dono più grande che esse possono offrire.
Fonte o bibliografia Vicenza, Biblioteca Bertoliana, CODICE G 387 (277), fondo Manoscritti Antichi, 89, cc. 190r-192r.
Compilatore Marconato Claudia
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