Mittente Pallavicino Sforza Destinatario Malvezzi Virgilio
Data 15/12/1646 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Roma Luogo di arrivo [Castel Guelfo]
Incipit Le altre prerogative del Nilo
Contenuto e note Secondo una metafora fluviale spesso usata nel carteggio Pallavicino-Malvezzi, due prerogative del Nilo si attribuisce il Pallavicino: l’una di non essere superbo, l’altra di essere tutto intento alla fecondità [della produzione letteraria]. Ritiene egli infatti impossibile “che alcun vero letterato si gonfii”; si sente di peccare forse di “superbia comparativa” ma non “in soverchia dipendenza da veruno scrittore”, e rifiuterebbe, se non potesse sceglierle, “tutte l’eredità, salvo di que’ due testamenti, com’ella [il Malvezzi] discorre nella ‘Vita di Bruto’ [allusione a una sconosciuta affermazione fatta dal Malvezzi in una sua precedente, non nota, lettera]. Converrebbe – aggiunge il Pallavicino – avere due differenti lingue: con l’una delle quali dire parte del vero alla moltitudine (“colla quale il magnanimo si vale dell’ironia secondo Aristotile”) e con l’altra dire tutto il vero con pochi. Riguardo all’altra prerogativa accennata, quella della fecondità, il Pallavicino ribadisce d’aver composto [due] operette che il Malvezzi non ha disdegnato – [si tratta certamente di ‘Del bene’ (Roma, Corbelletti, 1644) e delle ‘Considerazioni sopra l’arte dello stile e del dialogo …’ (Roma, eredi del Corbelletti, 1646)] – e d’aver pubblicato in Germania lo stesso libro ‘Del bene’ in latino [‘Philosophiae moralis seu de bono libri quatuor’, Colonia Ubiorum, apud Ioannem Kinchium, 1646]. E pure uscita una sua tragedia – [‘Ermenegildo martire’, Roma, Corbelletti, 1644] “recitata in due anni per varie città d’Italia”, che il Pallavicino si ripromette di inviare al suo corrispondente. Una produzione, questa, che l’autore stesso ritiene imperfetta e tuttavia migliorabile in successive edizioni. Quanto più il Pallavicino sente dei peggioramenti di salute del Malvezzi, tanto più si raccomanda a lui che quanto prima ponga mano alla revisione delle sue opere, e soprattutto alla migliore di esse [l’‘Historia universale della Monarchia’ di Spagna] per darla alle stampe. Opere, quelle del Malvezzi, che già così come sono “potrebbono far onore ad ogni scrittor sublime”, ma “certe delicatezze di più son come le cornici nelle pitture di Guido” [Reni, ovvero meramente ornamentali e che possono anche non piacere]. I sommi autori spesso non presumono delle loro opere, e per conservare “il più bel poema che fosse scritto”, [l’‘Eneide’ virgiliana], che l’autore avrebbe voluto destinare alle fiamme, occorse l’autorità di un principe, [Ottaviano Augusto]. E così pure, se Aristotele avesse previsto i tanti errori che si sarebbero introdotti nei suoi libri ne avrebbe privato “il genere umano, il quale così difettuosi gli adora per miracoli di sapienza”.
Fonte o bibliografia Clizia Carminati, Il carteggio tra Virgilio Malvezzi e Sforza Pallavicino, “Studi secenteschi”, XLI, 2000, pp. 402-404 (lettera 14)
Compilatore Giulietti Renato
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