Mittente Pallavicino Sforza Destinatario Malvezzi Virgilio
Data 24/11/1646 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Roma Luogo di arrivo [Castel Guelfo]
Incipit Concedasi alla benignità di Vostra Signoria Illustrissima paragonare
Contenuto e note Pallavicino si complimenta con Malvezzi per le eccellenti interpretazioni che quest’ultimo ha dato di due luoghi aristotelici [Met. 995a; e Polit. 1281b, che sono stati oggetto di lunghe e approfondite disquisizioni nello scambio, fra i due, di diverse passate lettere]. Resta sorpreso, piuttosto, che il padre Daniello Bartoli - come gli viene riferito dal suo interlocutore - possa aver fatto caustiche allusioni, nel suo libro [‘Dell’uomo di lettere difeso ed emendato’, Bologna, Giacomo Monti, 1646], allo stile del Malvezzi e riferisce di non conoscere che di sfuggita questo padre e d’aver letto di quel libro solo alcune pagine. Pallavicino è andato perciò spulciando quel libro con maggiore diligenza e riconosce d’avervi trovato alcuni passi nei quali è effettivamente possibile sospettare una condanna dello stile malvezziano da parte del Bartoli. Per sincerarsi poi della questione, il Pallavicino ha mandato a parlare con il padre Bartoli il padre Savignano [Girolamo Savignani]; e questo padre ha riferito che il Bartoli è rimasto attonito nel conoscere che nei confronti del suo libro si nutrisse un tale sospetto. Poi lo stesso Bartoli ha conferito di persona col Pallavicino confermandogli una volta di più il suo sentire. E forse il Bartoli – suppone il Pallavicino – fece “vil concetto” dello stile malvezziano basandosi soltanto sull’imitazione di esso fatta da altri scrittori mediocri. Passando ad altro, Pallavicino loda con enfasi i due proemi [della ‘Vita di Bruto’ e della ‘Vita di Alcibiade’] che il Malvezzi gli ha sottoposto chiedendogli altresì di segnalargli eventuali correzioni da apportarvi. E il suo giudizio è il seguente: “Per me vorrei che tutti scrivesser così … io non saprei scriver così … non so s’io m’ardissi scriver così” e aggiunge che tale modo di scrivere non è certo quello che si rende piacevole alla gente comune e che, comunque, praticandolo, è più facile avere un successo postumo piuttosto che in vita; e quand’anche avesse successo in vita, “non mancheranno ad un tal trionfo i biasimi licenziosi de’ soldati gregarii”. Ad ogni modo, chi ha opere tali non dovrebbe aspettare a pubblicarle, ché spesso scritti lasciati inediti dall’autore vengono stampati in modo incorretto, così come è accaduto delle opere acroamatiche aristoteliche. L’unica cosa che si sente di suggerire al suo corrispondente è di ovviare a qualche ripetizione presente nella prima pagina del proemio della ‘Vita di Alcibiade’.
Fonte o bibliografia Clizia Carminati, Il carteggio tra Virgilio Malvezzi e Sforza Pallavicino, “Studi secenteschi”, XLI, 2000, pp. 398-402 (lettera 13)
Compilatore Giulietti Renato
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