Mittente Pallavicino Sforza Destinatario Malvezzi Virgilio
Data 20/1/1646 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Roma Luogo di arrivo [Castel Guelfo]
Incipit Io non credeva che la vita di Vostra Signoria Illustrissima
Contenuto e note Avendo conosciuto le opere che il Malvezzi “ha e pone in ordine”, Pallavicino confessa di sentirsi più vicino al suo corrispondente sia per gli ammaestramenti che da quelle scaturiscono sia per l’affetto crescente che va nutrendo verso l’autore di esse. Si ripromette, poi, il Pallavicino di non tergiversare troppo, in futuro, nel dare alla luce le proprie opere, evitando il rischio che esse escano postume: meglio darle in luce pur “meno leggiadre”, magari con la prospettiva di perfezionarle in successive edizioni. Viceversa, sarebbe un ‘parto’ infelice quello a cui si adatti l’espressione evangelica [‘Matteo’, 26,24; ‘Marco’, 14,21] rivolta all’“Apostolo scelerato” [Giuda Iscariota; e cioè che per lui sarebbe stato meglio non essere mai nato]. Quello che ad ogni modo ha colpito il Pallavicino e lo incuriosisce è l’aver letto [nell’ultima lettera ricevuta dal Malvezzi] che il suo corrispondente reputa alcuni propri scritti [quelli sulle ‘Vite parallele’ plutarchee] di gran lunga superiori a tutto quanto di suo già pubblicato. Relativamente alla sua produzione, invece, il Pallavicino aggiorna il Malvezzi comunicandogli l’uscita, in Colonia, del suo libro ‘Del bene’ tradotto in latino [‘Philosophiae moralis seu de bono libri quatuor’, apud Ioannem Kinchium, 1646]. Ha poi “in ordine un libretto sopra lo stile” – che giudica “il men cattivo” dei suoi scritti – “ove riduce a’ primi principii della natura la ragione de’ precetti nell’arte dell’eloquenza”: [‘Considerazioni sopra l’arte dello stile e del dialogo …’, Roma, eredi del Corbelletti, 1646; poi subito riedito come ‘Arte dello stile’, Bologna, Monti, 1647 e infine come ‘Trattato dello stile e del dialogo’, Roma, Mascardi, 1662]. Pensa, poi, il Pallavicino di pubblicare quanto prima un tomo di questioni scolastiche [‘Assertionum theologicarum libri quinque’, Roma Corbelletti, 1649]: un’opera che dovrà esprimere la quintessenza del suo scrivere ed essere più morale che metafisica o almeno tale che in essa “la metafisica sia madre delle verità morali”. Ha poi alcune altre idee in mente che tuttavia non riesce a sviluppare per il gravoso impegno che ha di una cattedra [quella del Collegio Romano del Gesù] e di 200 scolari, una cattedra che meriterebbe un successore del livello dei precedenti maestri teologi Gabriel Vázquez [† 1604] e Francisco Suárez [† 1617].
Fonte o bibliografia Clizia Carminati, Il carteggio tra Virgilio Malvezzi e Sforza Pallavicino, “Studi secenteschi”, XLI, 2000, pp. 375-376 (lettera 9)
Compilatore Giulietti Renato
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