Mittente Malvezzi Virgilio Destinatario Pallavicino Sforza
Data 12/1/1646 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Castel Guelfo Luogo di arrivo [Roma]
Incipit Quei dolori, che m’hanno partorito l’allegrezza
Contenuto e note I dolori di cui soffre possono impedire al Malvezzi di scrivere di suo pugno, ma non certo di scrivere con il cuore ai suoi corrispondenti. Ha trascorso, peraltro, diverse notti a leggere e rileggere il libro ‘Del bene’ di Pallavicino [Roma, Corbelletti, 1644] ovviando così, secondo i dettami galenici, allo squilibro dell’umore comportatogli dal suo ‘male’ fisico. Ha poi ricevuto una lettera del Pallavicino della quale ringrazia il suo corrispondente che ha voluto in essa amabilmente lodarlo. Richiesto di quale sia la sua produzione letteraria, il Malvezzi riferisce innanzitutto d’aver completato una ‘Historia universale della Monarchia’ [di Spagna, commissionatagli, poco dopo il suo arrivo a Madrid nel 1636, dal conte-duca Gaspar de Guzmán de Olivares] che abbraccia un arco temporale dal principio delle guerre di Boemia sino alla pace di Monzón [stipulata nel 1626 tra Francia e Spagna sulla questione della Valtellina]: l’opera è articolata in sette libri, i primi due dei quali sono pubblicati, [in forma privata, come ‘Historia de los principales sucessos acontecidos á la monarquía de España en tiempo de Felipe quarto el Grande’, Madrid, Emprenta Real, s.d. (1640)]. Mentre portava avanti la stampa dell’opera, si presentò al Malvezzi l’occasione di andare in Inghilterra e partì dunque verso questo paese [1640]; ma, al suo ritorno in Spagna, trovò la corte e la situazione politica mutata [il re Filippo IV, ripudiato l’Olivares, voleva ora governare in prima persona], onde non proseguì nella stampa dell’opera. E quando decise di far ritorno in Italia [1645] il Malvezzi passò tutti i libri della ‘Historia’ fin allora stampati a varie persone, così come gli era stato comandato dal re: fra queste, ne presero copia Andrés de Rozas “primo secretario di stato” e Luis de Haro “privato di Sua Maestà”, e lo stesso re ne volle una copia per intrattenersi nella lettura durante un suo viaggio verso Saragozza. Ha lasciato dunque il Malvezzi in Spagna quanto può essere sufficiente a far conoscere le sue idee e a renderlo “odioso a gl’interessati”. Ma su tutto ciò ha ormai messo una pietra sopra: “quello che sia seguito non lo so e non lo cerco”, afferma. Riguardo ad altre sue opere, il Malvezzi riferisce di aver scritto su alcune delle ‘Vite [parallele’] di Plutarco – quelle di Numa, Licurgo, Teseo, Solone, Alcibiade, Coriolano, Bruto e Alessandro – solo di due delle quali (quelle di Alcibiade e di Coriolano) ha però pronto il testo per la stampa [appariranno come ‘Considerazioni con occasione d’alcuni luoghi delle vite d’Alcibiade e di Coriolano’, Bologna, eredi del Dozza, 1648]. Vorrebbe poi finire di scrivere il ‘Bruto’ ma il suo male lo stringe. In questi scritti, poi, credeva di aver dato il meglio di sé; ma, dopo aver letto il volume [‘Del bene’] del Pallavicino, avverte [come Mosè: ‘Esodo’, 4,10 e 6,12, dal quale cita in latino] tutti i limiti della sua parola e del suo ingegno. Queste, insomma, sono state le sue ultime occupazioni letterarie, per dedicarsi alle quali ha tralasciato la cura di alcuni discorsi contro [Niccolò] Machiavelli nei quali, “non trattando della sua empietà – riferisce – dimostrativamente do ad intendere la sua ignoranza nella politica”. Malvezzi saluta infine il suo corrispondente aspettando ora di saper da lui quale opera abbia in pronto per la stampa.
Fonte o bibliografia Clizia Carminati, Il carteggio tra Virgilio Malvezzi e Sforza Pallavicino, “Studi secenteschi”, XLI, 2000, pp. 371-374 (lettera 8)
Compilatore Giulietti Renato
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