Mittente [Savorgnan] [Maria] Destinatario [Bembo] [Pietro]
Data 26/2/1501 Tipo data congetturale
Luogo di partenza [Ferrara] Luogo di arrivo [Venezia]
Incipit Vi so' tanto obligata che altro a oferirvi non mi resta che la vita
Contenuto e note Maria Savorgnan, dopo aver espresso a Pietro Bembo [suo amante e amico della famiglia del defunto marito, Giacomo Savorgnan, il cui testamento vincola la vedova alla castità, pena la perdita della tutela dei figli, e assegna al fratello Tristano Savorgnan l'esecuzione di tale disposizione] la propria riconoscenza [si può supporre: per il suo amore, o per qualche circostanza particolare non specificata], gli annuncia che tornerà a Venezia a breve, appena saranno conclusi i festeggiamenti in cui dice di essere coinvolta, e lì lo renderà partecipe delle sue gioie [ferraresi]. Gli racconta che [a Ferrara] è trattata molto bene, e la sua felicità sarebbe completa se non fosse per la mancanza di lui [Farnetti, in Se mai fui vostra, pp. 125-126, nota che Bembo fa riferimento, con malcelata gelosia, ai divertimenti di Maria in due lettere del 28 dicembre 1500 e del 2 marzo 1501, Carteggio, pp. 122-123, num. 69 e p. 126, num. 72]. Gli chiede di tranquillizzare la madre [adottiva], che sarebbe certo contenta se potesse assistere ai suoi piaceri. Dice tuttavia di avere delle afflizioni, delle quali Carlo [Bembo, fratello di Pietro] recherà notizia, facendosi allo stesso tempo latore di consigli atti a migliorare la vita di lui [Pietro]. Lo esorta a non biasimarla per l'uso delle carrette [secondo Farnetti, Se mai fui vostra, p. 122, le carrette simboleggiano i viaggi e dunque la lontananza di Maria; secondo Dionisotti, Carteggio, p. 67 si tratta invece di un accenno alla "moda iniziale e allora discussa di questo genere di trasporti"]. Conclude dicendo di aspettarlo a breve [a Ferrara; la visita di Bembo a Ferrara è confermata dalla lettera a quattro mani di Maria Savorgnan e Bernardino Sbrojavacca da Udine del 18 marzo 1501, Se mai fui vostra p. 100, num. 68, incipit "Mandate el leuto picciolo, el più picciolo"; da quelle di Maria del 29 marzo 1501, ibidem, num. 69, incipit "A voi me aricomando asai. Dite pure agli nostri come sète stato", e del 20 maggio, ivi, p. 102, num. 72, incipit "Io ho riceute vostre letere, anzi pur lacrime, a le qual hora non rispondo"]. Manda a salutare Moisè [Mosheh da Castellazzo, "medaglista probabilmente ebreo, residente a Mestre, attivo a Venezia e a Ferrara, e qui addirittura impegnato a fare una medaglia del duca Ercole" (Dionisotti, Carteggio, p. 151); Moisè compare anche in altre lettere di Maria Savorgnan: Se mai fui vostra, pp. 98-99 num. 65, incipit "Sapiate come io vivo: pur come già visi"; ivi, p. 99 num. 66, incipit "Dite a Moise che mi faci far uno spechio da foco"; scrive inoltre una lettera a quattro mani con Maria, ivi, pp. 101-102, num. 71, incipit "Mangifico misèr Pero, my ricreso a scriver".]. Il luogo di partenza della lettera non è segnato dalla mittente, ma dal destiatario, che sul retro della carta annota: "Ex Ferraria". L'accenno di Maria a un prossimo ritorno nella città lagunare conferma che la lettera è stata recapitata a Venezia, residenza del Bembo nel 1501. La data (sul verso della carta: "26 Febr. MID" [sic]) non è segnata dalla mittente, ma ricostruita dal destinatario, probabilmente a distanza di tempo (Carteggio, p. XXXIV): si riferisce dunque alla ricezione, non all'invio della missiva, che, data la distanza tra Ferrara e Venezia, sarà stato effettuato alcuni giorni prima. La lettera è contrassegnata da Pietro Bembo con il numero "LXXVIII", segnato sul verso della carta. Per una descrizione della corrispondenza e delucidazioni in merito ai personaggi coinvolti, si vedano Carteggio pp. VII-XXXIV e Se mai fui vostra, pp. 6-51.
Fonte o bibliografia La lettera è criticamente edita in Maria Savorgnan, Se mai fui vostra. Lettere d'amore a Pietro Bembo, nuova edizione critica a cura di Monica Farnetti, Ferrara, Edisai, 2012, pp. 99-100, lettera num. 67; e in Maria Savorgnan-Pietro Bembo, Carteggio d'amore (1500-1501), a cura di Carlo Dionisotti, Firenze, Le Monnier, 1950, p. 37, lettera num. 67. Per l'originale autografo: Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Cod. Vat. lat. 14189, c. 67r, lettera contrassegnata con il num. LXXVIII sul verso della carta da Pietro Bembo.
Compilatore Caiazza Ida
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