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Mittente |
[Savorgnan] [Maria] |
Destinatario |
[Bembo] [Pietro] |
Data |
19/8/1500 |
Tipo data |
congetturale |
Luogo di partenza |
[Venezia] |
Luogo di arrivo |
[Venezia] |
Incipit |
Io poso chantare la chancion che dice "Haimè il cor, aimè la testa" |
Contenuto e note |
Maria Savorgnan informa Pietro Bembo [suo amante e amico della famiglia del defunto marito, Giacomo Savorgnan] di avere un forte mal di testa, che le impedisce di scrivere agevolmente e per il quale sarebbe rimasta a letto se non avesse temuto di fornire in tal modo motivo di soddisfazione al suo nemico [probabilmente Bernardino Sbrojavacca da Udine, guardiano di Maria per conto di Tristano, fratello di Giacomo e da lui designato per via testamentaria capo della famiglia e tutore della castità vedovile imposta a Maria pena la perdita della tutela dei figli]. Dice di poter compendiare il suo stato generale, dovuto al mal di testa, ma anche agli affanni d'amore [le difficoltà degli incontri e delle comunicazioni con Pietro Bembo] attraverso la canzone "Ahimè il core, ahimè la testa" [ovvero la frottola "Oimè il cor oimè la testa" del compositore di frottole Marchetto Cara, poi ripresa in Farnciscus Bossinensis, Frottole, Venezia, Ottaviano Patruzio, 1509 (Se mai fui vostra, p. 116)]. Dando dispozioni sullo scambio delle lettere [clandestine], sconsiglia per il momento che C. [Cola Bruno, segretario e messaggero di Bembo] le recapiti in Campo [San Trovaso, luogo in cui abitualmente si incontrano i messaggeri dei due amanti], e preferisce affidarsi invece a F. [Francesco, suo messaggero personale]. Dice di dover interrompere la scrittura per il sopraggiungere di B. [Bernardino], e conclude consigliando [a Bembo] di non muoversi di casa l'indomani, poiché dovendo uscire lei stessa spera di poterlo raggiungere. I luoghi di partenza e di arrivo non sono indicati, ma si deducono agevolmente dal fatto che entrambi gli amanti si trovano a Venezia (in particolare si menziona qui Campo san Trovaso. La data (sul verso della carta: "19 Ag. MD") non è segnata dalla mittente, ma ricostruita dal destinatario, probabilmente a distanza di tempo (Carteggio, p. XXXIV): si riferisce dunque alla ricezione, non all'invio della missiva, ma trovandosi mittente e destinatario entrambi a Venezia, si può desumere che invio e ricezione siano avvenuti nel medesimo giorno. Il numero progressivo segnato da Bembo sul verso della carta è il "XXXVIIII". Per una descrizione della corrispondenza e delucidazioni in merito ai personaggi coinvolti, si vedano Carteggio pp. VII-XXXIV e Se mai fui vostra, pp. 6-51. |
Fonte o bibliografia |
La lettera è criticamente edita in Maria Savorgnan, Se mai fui vostra. Lettere d'amore a Pietro Bembo, nuova edizione critica a cura di Monica Farnetti, Ferrara, Edisai, 2012, p. 87, lettera num. 37; e in Maria Savorgnan-Pietro Bembo, Carteggio d'amore (1500-1501), a cura di Carlo Dionisotti, Firenze, Le Monnier, 1950, p. 21, lettera num. 37. Per l'originale autografo: Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Cod. Vat. lat. 14189, c. 37r, lettera contrassegnata con il num. XXXVIIII sul verso della carta da Pietro Bembo. |
Compilatore |
Caiazza Ida |
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