Mittente [Savorgnan] [Maria] Destinatario [Bembo] [Pietro]
Data 17/8/1500 Tipo data congetturale
Luogo di partenza [Venezia] Luogo di arrivo [Venezia]
Incipit Partito che da me fosti eri, vene per mia disgratia quel di chi B. dice io eser inamorata
Contenuto e note Maria Savorgnan racconta a Pietro Bembo [suo amante e amico della famiglia del defunto marito, Giacomo Savorgnan, le cui disposizioni testamentarie vincolano la vedova alla castità, pena la perdita della tutela dei figli] quanto avvenuto la sera precedente. Dopo la sua partenza, si è presentato a casa di lei un altro uomo, sospettato di essere il suo amante da B. [Bernardino Sbrojavacca da Udine, designato guardiano della castità della vedova Maria da Tristano, fratello del defunto marito Giacomo Savorgnan]. Preso dal sospetto, Bernardino ha iniziato a cercare per la casa, ed entrando in camera di Maria ha infine trovato sotto il letto la scala usata da Pietro per salire in camera di lei. Maria Savorgnan teme di aver così perso il credito di cui godeva, e pur non avendo paura di Bernardino si dice molto preoccupata per la reazione di "misèr Tristano" [Tristano Savorgnan, fratello del defunto marito di Maria e da lei temutissima autorità (Se mai fui vostra, p. 114)]. Uno dei suoi domestici le ha poi detto che Bernardino gli ha confiscato le chiavi della stanza sottostante la camera di Maria, dove si trova una finestra ferrata usata per agganciare la corda tramite cui Bembo poteva accedere alla camera dell'amata. Maria Savorgnan scrive poi di non temere la fortuna avversa, purchè Pietro la ami quanto lei ama lui, e confida che col tempo essa divenga benigna ai due amanti. Maria si dichiara disposta ad inviare a Pietro "Chamilo" [un non meglio identificato mediatore degli incontri fra i due], o qualcun altro. Invita poi Pietro a parlare a "Chamilo", onde determinare come comportarsi con i vicini, ma al contempo gli intima di non dirgli di lei. Maria Savorgnan conclude dichiarando il suo amore per Pietro, che anzi aumenta col crescere degli affanni. Dichiara infine di non aver controllo su quello che sta scrivendo e invita Pietro ad accarezzare e baciare la presente lettera per la sua bellezza. Nel finale è possibile rintracciare due reminiscenze petrarchesche, da TA III, 37: "vivace amor, che ne gli affanni cresce!"; e RVF CCCXXVII, 3: "lume e riposo di mia stanca vita" (Se mai fui vostra, p. 115). La data (sul verso della carta: "17 Aug. MD") non è segnata dalla mittente, ma ricostruita dal destinatario, probabilmente a distanza di tempo (Carteggio, p. XXXIV): si riferisce dunque alla ricezione, non all'invio della missiva, ma trovandosi mittente e destinatario entrambi a Venezia, si può desumere che invio e ricezione siano avvenuti nel medesimo giorno. Il numero progressivo segnato da Bembo sul verso della carta è il "XXXVI". Per una descrizione della corrispondenza e delucidazioni in merito ai personaggi coinvolti, si vedano Carteggio pp. VII-XXXIV e Se mai fui vostra, pp. 6-51.
Fonte o bibliografia Maria Savorgnan, Se mai fui vostra. Lettere d'amore a Pietro Bembo, nuova edizione critica a cura di Monica Farnetti, Ferrara, Edisai, 2012, pp. 85-86, lettera num. 34. Maria Savorgnan-Pietro Bembo, Carteggio d'amore (1500-1501), a cura di Carlo Dionisotti, Firenze, Le Monnier, 1950, pp. 18-19, lettera num. 34. Cod. Vat. lat. 14189, cc. 34r-34v, lettera contrassegnata sul verso della carta Pietro Bembo scrive la data "17 Aug. MD" e il n. "XXXVI".
Compilatore Ferrini Roberto
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