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Mittente |
Vivaldo Marcello |
Destinatario |
Franco Nicolò |
Data |
1559 |
Tipo data |
congetturale |
Luogo di partenza |
Roma |
Luogo di arrivo |
Roma |
Incipit |
Signor mio: Dimane senza fallo, io verrò al'ubbidienza, et ne verrei da l'Indie nuove |
Contenuto e note |
Marcello Vivaldo scrive a Nicolò Franco. Gli dice che già dal giorno dopo potrà recarsi da lui per cominciare a trascrivere le sue lettere: per farlo si sposterebbe anche dall'India. Vivaldo dice che il popolo ha torto a pensare male del suo scrivere. Pasquino tace non perché è stanco, ma per riprendere le forze in vista di quello che potrebbe dire un giorno. Queste sono comunque materie "da Ripetta". Dice a Franco che suo fratello, Francesco Antonio, gli scrive da Napoli perché faccia ritorno lì, ma perde tempo, se pensa di poterlo sottrarre a Franco. Gli ha risposto che forse il suo ritorno potrebbe avvenire a settembre [terminus ante quem della stesura della lettera]. Lo saluta anche a nome di Donno Alfonso Prezio. |
Fonte o bibliografia |
Città del Vaticano, BAV, Vaticano latino 5642, cc. 555v-556r |
Compilatore |
Federica Condipodero |
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