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Mittente |
Franco Nicolò |
Destinatario |
Carafa Diomede |
Data |
7/4/1559 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Roma |
Luogo di arrivo |
Navelli |
Incipit |
È tanto cosa pericolosa, mettere in questi tempi mano ala penna, ch'io tengo anchora |
Contenuto e note |
Nicolò Franco scrive a Diomede Carafa. Esordisce dicendo che è molto pericoloso mettere mano alla penna in quei tempi, per cui lui reputa poco saggio coloro che per "volersi canonizzare ne sentimenti d'Agostino et di Paolo" si mettono a scrivere, con il rischio poi di dare conto di queste scritture a Ripetta, dove sono introdotti sia i poeti che i teologi. Lui per il momento quindi ha fatto divorzio dalla scrittura, anche perché si trova in "carestia di carta". Franco dice che per il momento evita di raccontare a Carafa i fatti di Roma, perché puzzerebbero di eresia e perché Carafa può da sé considerare come vadano le cose dopo la morte di Camillo Orsini. Roma piange tutta questa perdita. Franco è contento che Carafa stia a spasso per i suoi castelli, che è cosa ben diversa dall'essere Castellano in Roma. |
Fonte o bibliografia |
Città del Vaticano, BAV, Vaticano latino 5642, cc. 549v-550r |
Compilatore |
Federica Condipodero |
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