Mittente Franco Nicolò Destinatario Carafa Giovan Giacomo
Data 18/1/1554 Tipo data effettiva
Luogo di partenza Napoli Luogo di arrivo Rosito
Incipit Vedete signor mio caro, quanto è soverchio il pregarmi ch'io scriva
Contenuto e note Nicolò Franco scrive a Giovan Giacomo Carafa (che si trova a Roseto Capo Spulico) una lettera ossequiosa. Dice che non serve pregarlo a scrivere, cosa che farebbe spontaneamente. Franco pensa che quelli che sanno amare davvero non hanno maggiore piacere di quello di ragionare con simili o di intrattenerli con una corrispondenza. Franco va "figurando pensieri", sia "per ingannare l'essere vecchio", sia per mostrare quanto gli è caro lo scrivere. Non vuole destare in lui "i cani che dormono, se pur è vero che tanto più arde il legno, quanto egli sia meno verde". Aspetta il ritorno di Carafa, sperando anche che decida di anticiparlo.
Fonte o bibliografia Città del Vaticano, BAV, Vaticano latino 5642, cc. 454v-455r
Compilatore Carmine Boccia; Federica Condipodero
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