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Mittente |
Franco Nicolò |
Destinatario |
Scopetta |
Data |
1549 |
Tipo data |
congetturale |
Luogo di partenza |
Popoli |
Luogo di arrivo |
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Incipit |
Stiamo a vedere, Scopetta mia, che da che ti togliesti a me per le pazzie che io ho fatte |
Contenuto e note |
Nicolò Franco scrive una lettera comica a un destinatario fittizio, ossia la scopetta persa dal maggiordomo Lelio, fingendo che sia lui stesso a scrivere. Dice di averla cercata per tutta Popoli senza trovarla, per cui comincia a pensare che sia stata rubata, e cerca di capire chi sia il mariuolo che possa aver compiuto una simile azione. Immagina che la scopetta se ne sia andata di casa perché il suo lavoro non era più necessario, dato che il proprietario soffriva già di mal francese e non aveva bisogno della scopetta come strumento. Poteva però restarsene in camera, senza sparire. Seguono critiche agli eccessi cosmetici delle donne. Le augura alla fine di starsene dove vuole lei, perché il danno è solo suo. Considerazioni sulle brutture del mondo, che più si cerca di nettarlo, più è sporco e turpe. |
Fonte o bibliografia |
Città del Vaticano, BAV, Vaticano latino 5642, cc. 323v-324v |
Compilatore |
Federica Condipodero |
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