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Mittente |
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Destinatario |
Franco Nicolò |
Data |
4/1544 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Roma |
Luogo di arrivo |
Casale Monferrato |
Incipit |
Tutte quelle gratie, ch'io posso rendervi, vi rendo et della bella lettera |
Contenuto e note |
L'anonimo corrispondente di Franco risponde a questi, ringraziandolo e lodandolo per i sonetti pasquineschi che gli ha inviato. Afferma che l'impronta franchiana dei testi è molto evidente, al punto che nessuno potrebbe contraffarli. Al netto del fatto che Franco li definisce peti, il suo interlocutore ne esalta il buon odore, tale che forse per una volta potrebbero compiacere il clero. Il tono è chiaramente ironico: nella lettera vengono richiamati i principali riferimenti della scrittura pasquinesca, come Marforio e Pasquino. Il primo spesso nelle composizioni satiriche romane del tempo interloquiva con Pasquino, e così è anche nel libretto anticarafiano di Franco. Rivolge critiche ai pedanti, che fanno "di ogni herba insalata". Afferma di avere in odio il suo paese d'origine, il Monferrato, e per questo non ha in mente di tornare. Rimane criptico circa le ragioni per cui si sta trattenendo a Roma, e allude alla possibilità di parlarne a Franco in una lettera futura. |
Fonte o bibliografia |
Nicolò Franco, Epistolario (1540-1548), a cura di D. Falardo, Stony Brook, NY Forum Italicum Publishing, 2007, pp. 272-274 |
Compilatore |
Carmine Boccia; Federica Condipodero |
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