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Mittente |
Franco Nicolò |
Destinatario |
Castriota Antonio, Duca di Ferrandina |
Data |
1543 |
Tipo data |
congetturale |
Luogo di partenza |
[Casale Monferrato] |
Luogo di arrivo |
Vigevano |
Incipit |
Basta Signor mio, che il desiderio di volermi vedere avanza in voi tuttavia in fé di Dio |
Contenuto e note |
Nicolò Franco scrive ancora al Duca di Ferrandina Antonio Castriota, difendendosi ironicamente dal risentimento per aver scritto a Pompeo Spatafore, originario di Nocera, e non a lui. Lo definisce "cavalierizzo notabile et d'aspetto tanto leggiadro che quante donne li guardano". Critica i principi per il fatto che meritano "d'esser brugiati non per le gagliofferie che voi fate, ma per l'idolatrie che commettete perché, lasciando d'adorar Christo al mondo, adorate i vostri idoli ne le corti". Ribadendo ancora una volta di non potere recarsi a Vigevano, gli manda un sonetto - successivamente apparso anche nelle 'Rime' anti-aretiniane - in cui gli offre la sua 'testa', non potendo mandargli il "busto". |
Fonte o bibliografia |
Nicolò Franco, Epistolario (1540-1548), a cura di D. Falardo, Stony Brook, NY Forum Italicum Publishing, 2007, pp. 252-253 |
Compilatore |
Carmine Boccia; Federica Condipodero |
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