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Mittente |
Franco Nicolò |
Destinatario |
Castriota Antonio, Duca di Ferrandina |
Data |
28/11/1543 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Casale Monferrato |
Luogo di arrivo |
Vigevano |
Incipit |
Io, nel'essermi fatta così larga ambasciata quale fu quella che a vostro nome |
Contenuto e note |
Nicolò Franco risponde ancora al Duca di Ferrandina, affermando di non conoscere nessun principe che offra il vitto senza chiedere di restare presso la corte con i relativi obblighi. In passato ha accettato gli aiuti di Alfonso Castriota perché al tempo non era libero di parlare come lo è adesso. Aggiunge che alla corte di Castriota c'erano anche persone "non degne di viverci", altra ragione per tenersi lontano da quegli ambienti. A Franco sembra che l'offerta che gli fa Castriota vada nella stessa direzione di tutte le altre. Riemergono i riferimenti polemici ad Aretino, richiamato come termine contrastivo: a differenza di lui, Franco non ha disegno di "furfantare da' prencipi". Un'altra buona ragione per rifiutare l'invito di Castriota consiste negli scambi e nel rapporto avviato e intrattenuto con Alfonso d'Avalos, che potrebbe ritirare il suo aiuto se venisse a sapere che Franco ha accettato di andare a Vigevano. Del resto Castriota, se volesse, potrebbe aiutarlo anche da Vigevano, mandandogli una pensioncina. |
Fonte o bibliografia |
Nicolò Franco, Epistolario (1540-1548), a cura di D. Falardo, Stony Brook, NY Forum Italicum Publishing, 2007, pp. 245-247 |
Compilatore |
Carmine Boccia; Federica Condipodero |
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