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Mittente |
Franco Nicolò |
Destinatario |
Moccia Bernardino |
Data |
8/5/1542 |
Tipo data |
effettiva |
Luogo di partenza |
Casale Monferrato |
Luogo di arrivo |
Milano |
Incipit |
Hor se come vi sono servo, volete ch'io perseveri in esserci, mi pare cosa giustissima |
Contenuto e note |
Nicolò Franco scrive al segretario Bernardino Moccia, mostrandosi preoccupato di essere sembrato ingrato per essersi lamentato che il Marchese non lo ha ricompensato subito dopo aver ricevuto il Dialogo delle bellezze. Franco afferma di continuare a sperare e a credere nel suo possibile benefattore, la cui liberalità è nota a tutto il mondo. Franco dichiara che la generosità del Marchese è come un 'mare', e il suo "haver cominciato a scrivergli non è stato un haver voluto pescare in quello con sì picciola rete che in un pelago così cupo so ben io che voler accupare dei pesci ad un tratto bisognano maggiori ingegni". Si professa contento e soddisfatto dell'amicizia di Moccia e dell'amore del Marchese e, preoccupato di sembrare un 'mendico', giustifica il mancato riconoscimento del Dialogo con la sua piccolezza, dovuta all'essere stato scritto in due giorni. |
Fonte o bibliografia |
Nicolò Franco, Epistolario (1540-1548), a cura di D. Falardo, Stony Brook, NY Forum Italicum Publishing, 2007, pp. 140-142 |
Compilatore |
Carmine Boccia; Federica Condipodero |
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